lunedì 30 giugno 2008

Riunione poetica del 27 Giugno 2008 c/o il salone CISL (ex Conigliaro)

Poeti, amici e simpatizzanti di questo blog che ha il solo scopo, oltre a presentare le poesie dei poeti associati all'ANTEAS di Siracusa e dei simpatizzanti, di raccontare attraverso le leggende, i proverbi, le ricette siciliane, i modi di dire, i canti dei carrettieri, etc. tutta una Sicilia che, daccordo non c'è più, ma che è bello tenerla viva attraverso la memoria; aiuta a vivere meglio il presente e proiettarsi con sicurezza al futuro.
Devo ringraziare gli emigranti, sono tanti che scrivono, questo ci spinge sempre più a continuare su questa strada.
La nostra Sicilia ha dentro sè una storia infinita che non termina mai, l'hanno vissuta giorno dopo giorno i nostri padri e i nostri nonni ... ci hanno insegnato come vive il vero siciliano: nell'onestà e correttezza, sacrificandosi ma mai rinnegando la sua onestà di siciliano.
Il 27 Giugno, c'è stata una riunione tra quattro amici, desidererei ricordarli tutti ma se me ne dimentico qualcuno (questo qualcuno ... mi scippa 'a testa! rischio) Giorgio Guarnaccia - autore del racconto tutto siciliano "Filinona" - Giuseppe Amenta, Rosalba Randone - autrice di QUADERNO D'APPUNTI RICORDI ED EMOZIONI poesie in lingua e dialetto siciliano (Rosalba Randone è la poetessa della settimana - Angelo Rullini, la sig.a Cafeo, il presidente ANTEAS Agostino La Fata, Luigina Chimirri, e... nun mmi nni ricordu cchiù (ho rischiato! quindi se me ne sono scordato qualcuno/a ditemelo perchè è giusto correggere). Mi permetto di scrivere - come casca ddo' piru - perchè ritengo che questa sezione di poesia dialettale debba avere lo spirito dell'AMICIZIA, senza AMICIZIA o porsi verso gli altri (che parolona ca mi scìu ma è accussì) non si va da nessuna parte, e ANTEAS è nel campo del volontariato.
E' stato presentato il REGOLA... mi correggo la bozza del REGOLAMENTO del CONCORSO NAZIONALE DI POESIA ANTEAS DI SIRACUSA dedicata - quest'anno - al poeta mai dimenticato Letterio Cafeo (il suo ricordo, con una sua poesia lo potete leggere sul sito dell'AVIS - cliccando l'apposito link (si dici accussì?) a destra del nostro blog.
Il tema del premio: TERZA ETA' E GIOVANI, anello per la vita nell'arte d'invecchiare.
Il concorso si articola in due sezioni, una in lingua e l'altra in dialetto siciliano.
La giuria - qui c'è uno scoglio che il presidente Agostino La Fata deve abbattere - segnalerà - senza dare nessuna classifica - una rosa di tre finalisti per sezione,
e 3 menzioni d'onore per sezione.
La proclamazione del vincitore, per ogni singola sezione (ci sarà soltanto un vincitore per sezione e gli altri due ex equo) avverrà durante la pubblica cerimonia del Premio (a data da destinarsi), tramite una votazione palese fra gli iscritti al Cenacolo Poetico ANTEAS di Siracusa presenti in sala.
Tutte le 12 poesie recitate, saranno in seguito pubblicate in un volumetto che verrà offerto in omaggio.
Tutte le poesie pervenute, e quannu dicu tutte sono veramente TUTTE! escluse quelle che superano i trenta versi (accussì è se vi pare) saranno "accese" (viri che termini ca ti sono andato a pescare) in questo blog.
Personali considerazioni:
E' notorio a tutti che non credo ai concorsi, li ritengo "abbacchittati" tranne rarissime ... ma sempre più rare eccezioni.
Quasi tutti i concorsi poetici, non rendono note tutte le poesie partecipanti; permettetemi di dire che è sbagliato! tutte le poesie devono essere viste almeno da chi ha partecipato al concorso stesso, l'ANTEAS lo farà, scriverò sul blog tutte le poesie partecipanti cosicchè tutti, e quannu dicu tutti ... dicu pappiddaveru TUTTI, si possono rendere conto se la giuria ha fatto un buon lavoro o è stata scarsa.
Il fatto che la votazione avviene nel corso della cerimonia, senza ammucciarisi, credo che sia positivo, poi a volte succede - SUCCEDE - che chi perde ... ma se una poesia è bella, c'è poco da fare E' BELLA punto e basta.
Comunque sia è ancora una bozza e credo che si dovrebbe aggiustare qualcosina, ma solo qualcosina ...
Alla GIURIA (l'haju scrittu tuttu maiusculu!) chiedo di non fare come certi "pappapani acculturati" ca nun sanu mancu unni stanu 'i casa, e che cercono 'u pilu 'nta l'ovu ppi jucari 'u jocu dde' tri carti.
Giudicate le poesie per la sicilianeità che esse esprimono, lasciando stare gli accenti circonflessi, le cediglie, le cammurie... I nostri padri che parlavano perfettamente siciliano non pensavano a queste cose; guardate il cuore della poesia siciliana e sceglietene tre così come per la poesie in lingua. GRAZIE.
A tutti voi un simpaticissimo sorriso (ccu stu cauru) dal vostro

Armando Carruba

GRADISCO I VOSTRI COMMENTI

domenica 29 giugno 2008

LEGGENDE DI SICILIA - La pietra del malconsiglio


LA PIETRA DEL MALCONSIGLIO
Dopo la morte di Ferdinando il Cattolico (1516), il vicerè Ugo Moncada si rifiutò di lasciare l'alta carica e, sostenuto da un gruppo d'esponenti della più alta nobiltà dell'isola, scatenò una sanguinosissima guerra civile che funestò la Sicilia per tre lunghi anni.
A Catania i nobili ribelli scelsero per le loro riunioni segrete, un giordino nel piano dei Trascini, nei pressi di due antichi avanzi: un capitello dorico in pietra lavica e un grosso pezzo di architravo proveniente dai grandiosi templi di cui era ricca Catania. Alla fine i fautori di Moncada ebbero la peggio. Il nuovo vicerè Ettore Pignatelli, stroncò le ribellioni e i ribelli finirono sulla forca.
Il capitello, che da allora si chiama pietra del malconsiglio venne rimosso e innalzato nel piano della fiera (oggi Piazza Università). Dal 1872 la pietra del malconsiglio si trova in un cantuccio del Palazzo Carcaci ai Quattro Canti.

RISVEGLIO di Rosalba Randone

Porto di Siracusa.
RISVEGLIO
Un raggio di sole
accarezza le mie spalle.
Un alito di vento
bacia la mia bocca.
Il cinguettio di un uccello
mi sveglia dolcemente.
Così è il mio risveglio
da quando mi ritrovo
in questo nuovo giaciglio.
Rosalba Randone

CANZUNA RI LI SPIGHI

CANZUNA RI LI SPIGHI
Vinni lu tempu di li mitituri,
tempu di la viddana e di la massara.
Tu, munachedda, ti scanti r''o suli
pirchì è forti e ti scanti ca t'affara.
Ma all'impruvvisu si ti pìgghia amuri,
penza ca ti la fa pajari cara:
chistu è lu tempu di li mitituri
bbrusciunu i spichi e bbruscia la massara.

LA CANZONE DELLE SPIGHE - Venne il tempo dei mietitori/ tempo di villana e di massaia/ Tu, monachella, temi il sole/ perchè è forte e temi che ti bruci/ Ma all'improvviso se ti prende amore/ pensa che te la fa pagare cara:/questo è il tempo dei mietitori/bruciono le spighe e brucia la massaia. (da:- 'U frischittulu di Vann'Antò)

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sabato 28 giugno 2008

MODI DI DIRE

Armando Carruba Si vota l'aria - rivoltare i covoni e rimestare.
Si pisa - si procede alla battitura
Si spogghia - se c'è vento, i contadini col tridente tolgono dall'aia la paglia
Si palìa - spagliare con la pala (badile) di legno, per disperdere al vento la polvere della paglia ('u pruvulazzu)
Si pàssunu i rùppa ccu' crivu - si vaglia il grano, è la prima cernita
Si cerni - si eliminano le ultime tracce di paglia e si formano gruppi di frumento
Si brulìa - ultima pulitura, prima di riempire i sacchi.

venerdì 27 giugno 2008

ALLE MIE FIGLIE di Rosalba Randone

SIRACUSA, mare d'Ortigia ALLE MIE FIGLIE
Ricordo i vostri primi amori
le lacrime e le sofferenze
la voglia di scoprire
di essere grandi!!!
Ed io accanto a voi
vi sussuravo piano...
La vita è una lunga scala
si sale piano piano.

Rosalba Randone

IL SANTO LAVORARE

Molti lavori nelle campagne e nelle marine, si facevano in nome di Dio e dei Santi. Per sant'Antonio, patrono dei porci e degli animali, si benedicevano vacche, maiali, asini, pecore, galline e conigli, e alla marina barche e le reti.
A Mistretta, alla festa per la Madonna del Carmine (16 luglio) si portavano in Chiesa i canestri con la prima uva; in molte altre località dell'isola si portavano al Santo protettore forme di cacio, agnelli castrati, vitelli e colombi; alla chiesa, olio per la lampada e vino per la messa; a Cesarò, sacchi di grano per San Calogero, ceci e fave; a Licata, canestri di pesci per Sant'Angelo.
Cosi 'i 'na vota !

martedì 24 giugno 2008

24 GIUGNO SAN GIOVANNI

Da sinistra: Agostino La Fata e Giovanni Mazzone. AUGURI DI BUON ONOMASTICO AL NOSTRO GIOVANNI MAZZONE !

armando carruba



FESTA DEL MUZZUNI ad Alcara Li Fusi (ME)

24 Giugno 1964 - Alcara Li Fusi (Messina) festa di San Giovanni. Muzzuni foto di Nino Privitera
Muzzuni

Jriteddu ccu jriteddu juncemu/ e cumpari in vita semu/ mai e poi mai ni spartemu/ cumpari semu e cumpari arristamu finchè campamu.






Alcara Li Fusi - panorama
Alcara Li Fusi, sulle colline del messinese, è un paese di pastori e contadini: già nei primi anni del '900, in questo centro di poche migliaia di anime, emigrarono circa ottocento abitanti, diretti nell'Ohio, a Cleveland.

La "festa del muzzuni" ossia del mozzicone, si tiene la notte di S. Giovanni, il 24 Giugno, il nome deriva dai mozziconi di anfore, abbelliti con collane e spighe di grano, posti sopra degli altari allestiti nelle piazze.

Sono segni d'un antico rituale propiziatorio connesso alla fertilità, ma anche all'amore, dove elementi d'antichi culti si fondono con quelli della religione cristiana.

Una brocca mozzata, senza collo, paganamente riempita di frutti della terra, è il simbolo della decapitazione di S. Giovanni Battista.

Durante la festa, che dura sino a tarda notte, si canta, si beve, s'intrecciano comparati e soprattutto fidanzamenti!



MODI DI DIRE

Armando Carruba


Cari sempri addritta comu 'e jatti

Casca sempre in piedi come i gatti

Chi nnicchi nnacchi?

Che cavolo c'entra?



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lunedì 23 giugno 2008

ACCUSSI' E' SE VI APPARE ! di Armando Carruba

Gaetano Monterosso e Armando Carruba - Compare carissimo l'avete vista la partita dell'Italia cca' Spagna?

- Compare chi diciti? ma cu è ca nun l'ha vista 'a partita?

- La Espania ha fatto la parte del matador!

- Comu?

- Vicinu Milano! la Spagna ha fatto la parte del Torero, olé!

- pourquoi, cioè pirchì?

- Oh bella ha matato l'Italia!

- Compare sbagghiu c'è! la Spagna ha fatto la parte del Toro!

- porquoi... cioè pirchì?

- Ca pirchì pirchì... il toro chi havi?

- Oh bella ... le corna!

- e le corna chi portanu?

- oh bella fortuna!

- e sulu cco' culu la Spagna ha potutu vinciri l'Italia!

Armando Carruba

SICILIA AMATA di Letterio Cafeo


Si' terra di focu! Terra d'amuri!
Triangulu di suli, celu e mari,
jardinu di profumi e di culuri;
di tutti quanti tu ti fai amari.
Pi' li biddizzi to' sì tutta un ciuri.
La genti a massa ti veni a truvari;
Attratta de' to' ciuri e sapuri,
cuntenta parti e pensa di turnari.
Terra di focu! Terra assai sparrata;
Terra di tutti quanti sempri amata!
SICILIA AMATA - Sei terra di fuoco! terra d'amore!/triangolo di sole, cielo e mare/giardino di profumi e colori/da tutti ti fai amare/ Per le tue bellezze sei tutto un fiore/ La gente in massa ti viene a trovare/ attratta dai tuoi fiori e sapori/ contenta parte pensando di tornare/ Terra di fuoco, terra assai sparlata!/ Terra da tutti quanti sempre amata!

MANGIAR SICILIANO

PAPPARDELLE AL RAGU'
ingredienti per 4 persone:
400 gr. di pappardelle, 200 gr. di polpa di manzo macinata, 50 gr. di pancetta tesa, 1/2 cipolla, 1 carota piccola, 1/2 gambo di sedano, 2 cucchiai di concentrato di pomodoro, 1/2 bicchiere di vino rosso, brodo, olio, sale, pepe.
procedimento:
Tritate cipolla, carota e sedano e, a parte, la pancetta. Fate rosolare quest'ultima con qualche cucchiaio di olio; quando il grasso si sarà sciolto, mescolando con cura, unite il trito di verdura e, non appena si sarà ammorbidito, ponete a rosolare la polpa di manzo. Mescolate in modo che la carne assuma un colore bruno uniforme; a questo punto bagnate con il vino e lasciate evaporare.
Aggiungete il concentrato di pomodoro sciolto in un po' di brodo caldo, sale e pepe; abbassate la fiamma e proseguite la cottura a tegame coperto per circa 2 ore. Di tanto in tanto bagnate con un goccio di brodo. Lessate le pappardelle in abbondante acqua salata e scendetele al dente.
Conditele con il ragù e servite subito.

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domenica 22 giugno 2008

MODI DI DIRE DIALETTALI - PROVERBIO


- Tocca o' sceccu di jiri 0' mulinu. (Tocca all'asino andare al mulino:... occorre pazienza)
- Vegnu, e vegnu ddo' mulinu (Vengo, e vengo dal mulino: Minaccia di bastonate)
- A mulinu e nova spusa, sempri ci voli 'a conza. (Al mulino e nuova sposa, sempre giova la "conza". - Manca sempre qualcosa, ci vuole sempre cura.
- Acqua passata nun macina mulinu. (Acqua passata non muove macina di mulino: Chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato)
- Cu è liccu si ardi - Chi vuol troppo e in fretta rischia d'ottenere l'effetto contrario.
Armando Carruba

CIURI DI CAMPU di Michele Golino

CIURI DI CAMPU
Biata la natura ca vi fici
e chini di culuri vi vistìu
'mmenzu all'erbicedda crisciti
gudennu lu tempu assignatu.

Picca lu ciauru ca pussiditi
ma basta 'a biddizza ppi giuiri
'na festa 'ntra li campi purtati
e casi e pirsuni ralligrati.

Quannu lu suli è 'o tramuntari
e 'stuta 'i luci dda' jurnata
pronti ssu 'i stiddi accumpariri
comu li ciuri mai siminati.

Michele Golino

LEGGENDE DI SICILIA - Aretusa



Jttavumu pani duru
'e pisci dda funtana
ccu l'acqua ca vugghieva
di mussi
ca circavunu 'na muddica
ppi natari
'U picciriddu
satava cuntentu
'a pàpira
quaqquariava
'n vecchiu assittatu
vinneva calia e simenza
e 'u suli
rirennu 'nto celu
salutava 'u jornu
armando carruba

Aretusa, figlia di Nereo e di Doride, amica della dea Diana, fu trasformata da quest'ultima in una fonte d'acqua dolce che sgorga lungo la riva bagnata dalle acque del porto grande di Siracusa.
La metamorfosi fu attuata per sottrarre la timida ninfa alla corte del dio Alfeo.
Costui, però, è la divinità fluviale, quindi scorrendo sotto le acque del mar Egeo, arriva in prossimità della fonte nella quale era stata trasformata la sua amata per consentire alle sue acque di raggiungere quelle della fonte stessa e quindi mescolarsi con loro. In realtà, Alfeo era un piccolo fiume della Grecia che effettuava un breve tragitto in superficie per poi scomparire sotto terra. Quando i greci trovarono la piccola sorgente nei pressi della fonte di Aretusa, trovarono la spiegazione fantasiosa alla scomparsa del fiume Alfeo in Grecia, che sarebbe riapparso in superficie in Sicilia.

I MEGGHIU

Per anni il prof. Arturo Messina, ha organizzato il PREMIO CULTURA E SOCIALITA' - OSCAR DELLA SIRACUSANITA'
Siracusa - Palazzo Vermexio 15 ottobre 1992 - Premio a Cesare Politi per il Teatro sociale.
Impegnativo ed arduo è il mestiere di far ridere, più che far lacrimare, Già ti va bene quando puoi godere. (Tuccio, Franchi, Totò etc.)


CESARE POLITI
Di maschera faccial che trattenere
le risate non fa, senza parlare:
volto serio, simpatico puoi avere?
Sulla parola arguta avrai a contare!
La tua risorsa, Cesare Politi,
è questa, a grinta e "savoir faire" unita:
Canale Cinque a gran barzellettaro
ti ha proposto, e si son divertiti
a milioni; ma, a trasmission finita,
riprendi il lavoro che ti è caro:
"Teatro Amaro",
pirandelliano senso dell'opposto!
Che far ridere, per te, ha un maggiore costo!
Eh!... Ci vuol gusto!
La rabbia, dentro, il magone e la maretta
e far ridere con una barzelletta,
recitando Buttitta
con "Il cortile degli Aragonesi"
e aspettar contributi mesi e mesi!...

Arturo Messina





sabato 21 giugno 2008

L'ELEZIONI CUMUNALI di Rocco Vacca

Rocco Vacca è nato a Gela nel 1945 dove vive ed opera. I suoi interessi culturali sono principalmente orientati verso la ricerca e la rielaborazione delle "parlate" locali siciliane, con particolare riguardo al mondo popolare gelese.
L'ELIZIONI CUMUNALI
'U scrusciu si finìu e l'indumani
si fici 'u cuntu di cu ci la fici,
cu è chi cchianau si stricau 'i mani
e cu è chi persi ci ristau infilici.
Ma ora a tutti quanti 'i cunsigghieri
ci dicu i 'n-cuminciari a travagghiari,
taliannu l'esperienza di darreri,
circannu 'i stissi sbagghi di nun fari.
'N-mezzu li strati, che travagghiaturi
'ntra li quarteri che disoccupati,
ccu la miseria e ccu li duluri
girati notti e gghiornu ppi li strati:
A lu paisi e a genti dati onuri
e onuri adaccussì vi guadagnati.
Rocco Vacca
L'ELEZIONE COMUNALE - Il rumore si è finito e l'indomani/ si è fatto il conto di chi ce l'ha fatta/ chi è salito si è fregato le mani/ e chi ha perso ci è rimasto infelice./ Ma ora a tutti quanti i consiglieri/ dico di cominciare a lavorare/ guardando l'esperienza del passato/ cercando gli stessi errori di non fare./ Tra le strade, con i lavoratori/ nei quartieri con i disoccupati/ con la miseria e con il dolore/ girate notte e giorno per le strade:/ Al paese e alla gente date onore/ e onore così vi guadagnerete.

MODI DI DIRE DIALETTALI

- Cu' va o' mulinu, si 'nfarina (Chi va al mulino, s'infarina: chi si impiccia, ci rimette)

- Ognunu tira l'acqua po' so' mulinu (Ognuno tira l'acqua al suo mulino: ciascuno bada al suo interesse)

- Vutari l'acqua (Voltare l'acqua: deviare l'acqua, evitare l'occasione, cambiar discorso)

- Sciarra di mulinara (Baruffa di mugnai: zuffa simulata che dura poco)

- Cu' junci prima 'o mulinu, prima macina (Chi arriva prima al mulino, prima macina: Il diritto di essere primo; chi tardi arriva male alloggia)

Armando Carruba

CARICATURE


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La poetessa, pittrice, giornalista, scrittrice Maria Luisa Vanacore.

La simpaticissima Maria Luisa, ci ha fatto avere le foto delle caricature inerenti alla riuscitissima mostra svoltasi a Priolo dall'8 al 13 giugno; chissà se questa iniziativa non s'allarghi per tutta Siracusa e provincia...




venerdì 20 giugno 2008

ROSSO VERMIGLIO di Ester Avanzi (SP)

ROSSO VERMIGLIO
Mi porta via questo treno
che rumoreggiando penetra l'aria
e falcia alberi e cose.
Taglia tiepide fasce di luce,
le posa sul viso
e le palpebre chiuse si scaldano di rosso vermiglio,
colorando, tra scenografie di pensieri,
le mie visioni.
E mi trastullo nel tempo,
assecondo ritmi e sobbalzi:
sono linguaggi incisivi stringenti
che sanno quietarsi
per tornare pressanti invasivi
tra le visioni rosso vermiglio.
A poco a poco m'allontano dal dramma
che pur m'appartiene,
dal ruolo in costume scarlatto,
ch'è mio da una vita.
Più stanchi più lenti e insonnoliti
sono pure gli attori.
Scivola via il mio drappo di fuoco
e l'incoscienza mi porta
dietro le quinte.

Ester Avanzi

MANGIAR SICILIANO - PASTA 'NTRULLATA

PASTA 'NTRULLATA
'Ngridienti (ppi quanti pirsuni si pò) pasta longa (spavetti, spavittini...) o curta (catanisedda, cannilini) già cotta e ristata e poi sarbata 'ntò frigorifiru; un ovu, 'na nucidda di burru, carchi cucchiarata di parmigianu rattatu.
Nesciri 'a pasta ddo' frigorifìru 'na decina 'i minuti prima di cucinarla, battiri l'ovu 'nta piattu e 'rriminaricci dintra 'u parmigianu 'rattatu.
Strogghiri 'u burru'nta 'na sartania e jttarici 'a pasta: frìjri rriminannu sempri a chi l'ovu è 'sciuttu.
Sérviri càudu càudu.
(E' un piattu di risparmiu chi, ppi ccu si cuntenta, arrinesci piacivuli!)

PASTA RIMEDIATA - Ingredienti (per quante persone è possibile): la pasta lunga (spaghetti, spaghettini...) o corta (catanesella, cannellini...) già cotta e avanzata e poi conservata in frigorifero; un uovo, una nocciola di burro, qualche cucchiaiata di parmigiano grattugiato.
Tirar fuori dal frigorifero la pasta circa dieci minuti prima che venga cucinata; battere l'uovo in un piatto e rimestarvi il parmigiano grattugiato.
Sciogliere il burro in una padella e versarci la pasta: friggere rimestando sempre finchè l'uovo sarà asciutto.
Servire assai caldo.
(E' un piatto di risparmio che, per chi si contenta, riesce gradevole).

Posso solo aggiungere che chi non ha mai mangiato un piatto del genere, ha perso un'occasione. A casa mia, quando la casa era piena di risate, la mamma la faceva sempre e noi facevamo a gara per avere la nostra razione (a dir il vero a me non mancava pirchì eru 'u nicu dda' casa).
Provatela questa ricetta, ma per provarla non buttate la pasta rimasta, conservatela in frigo e quando la mangerete sentirete che allegria dentro di voi.
armando

LU SCARPAREDDU LAGNUSU - anonimo

LU SCARPAREDDU LAGNUSU
Tè, cché massaru 'u mé scarpareddu,
quannu a li scarpi duna lu puntiddu:
ddu' uri ppi circari 'u cannaveddu,
tri uri ppi turciri lu fusiddu
quattru uri ppi circari lu marteddu,
cinc'uri ppi chiantari lu chiuviddu...
-Ivì! ca mi scurau lu jurniceddu!
Dumani ni susemu pristuliddu!

(anonimo)

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'NA VURPICEDDA di V.Savini

'NA VURPICEDDA
'Na vurpicedda, mentri ca currìa,
nisciuta frisca frisca da la tana,
critti ca 'nti lu munnu cu' trizzìa
si la po' fari sempri a la luntana.

'Ntra li campagni vitti, unni ssi n'ija,
'na cagnicedda fatta spana spana:
ddà 'na jaddina 'nchiusa carcarìa
e lu jadduzzu scrusci 'na cianciana.

- D'unni vi vinni a tutti st'alligria?
dicitamillu! ... ju sugnu vostra soru! -
ci addumannò 'a vurpi, e già trasìa

ccu 'a naschitedda stritta e i denti 'i fora.
Ma spunta 'u cani e...- Chi mi veni a mia? -
gridau, e 'a vurpi - Ahi, mischinedda, moru! -

V. Savini

UNA VOLPETTA - Una volpetta, uscita per la prima volta dalla tana, mentre correva, immaginò che in questo mondo chi inganna astutamente possa sempre passarla liscia. Nei campi, per dove andava, ecco che vide una gabbia fatta con le gretole molto rade; entro chiusa, la gallina schiamazza e il galletto fà suonare un bubbolino. -Donde vi è venuta questa allegria?Ditemelo..! Io sono vostra sorella! - domandò la volpe; e già entrava, col nasino stretto e digrignando i denti; quando spuntò il cane, e: - Quale parentela hai con me? - gridò; e la volpe: - Povera me sono morta! -

mercoledì 18 giugno 2008

POETI ANTEAS SIRACUSA - Giuseppe Amenta

PINZERI
Vola, cu li to' pinzeri,
luntanu da li to' peni
supra 'i biddizzi dda' terra
nun pinzannu nenti
e senza addumannari pirchì.
'A vita ti sarbò
sulu ventu ca sciuscia.
Nuddu t'ascuta, ti capisci
'a vita ti desi
'n panaru d'insurti e 'ngiurii.
Vola e nun pinzari a nenti
ca 'sta vita nun cancia
oggi, dumani, sempri.
Giuseppe Amenta
PENSIERI - Vola con i tuoi pensieri/ lontano dalle tue pene/ sopra le bellezze della terra/ non pensando nulla/ e senza domandarti il perchè/ La vita ti ha conservato/ solo vento che soffia/ Nessuno t'ascolta, ti comprende/ la vita t'ha dato/ un paniere d'insulti e ingiurie/ Vola e non pensare nulla/ perchè la vita non cambia/ oggi, domani, sempre.

GRANDE NILO di Maria Luisa Vanacore

Fiume NILO.
GRANDE NILO
Rive scoscese
dirupi e sassi
polvere giallastra
e sole come brace
ch'arde e scoppia.
Lungo le tue rive
la vita si erge
rigogliosa
a cogliere i tuoi frutti
salute e tutto l'amore
che doni.
Il Nilo è
l'acqua che disseta
che sgorga come fonte
di miracolo
una magia che investe
l'uomo
mentre cammina.
Fertile rende
la terra che bacia
la bagna d'amore
e la vita sparuta rinasce.
Mille rivoli
si dipartono
dal tuo grande letto
che solcano le crepe desertiche
fonte di gioia
che spacca l'arido
solco bruciato
e la terra sorride
nuova speranza genera
linfa gemoglia ricchezza
e la magia della vita
ricomincia ancora.
Maria Luisa Vanacore

martedì 17 giugno 2008

L'AMURI di Anita Popolo

E' uscita la raccolta di poesie in dialetto siciliano di Anita Popolo Unni di pinzeri. L'AMURI
L'amuri è senza tempu e senza fini
è alitu di vita.
E' na carizza, 'nbaciu, na parola,
ca li pinzeri si li porta via.
Si criri ca la vita t'abbannuna
e no ta cori nun c'è cchiù spiranza,
è iddu a miricina cchiù sicura.
Cercalu 'ntra li mura di la casa,
ppi la via, comu focu di vita o frinisia.
Cercalu 'ntra lu sguardu d'impicciriddu
o na la solitudini d'un vecchiu.
Nun senti lu ta cori comu batti?
Se c'è 'npocu d'amuri 'ntra di tia
la vita t'addiventa na poesia.
Ama quantu cchiù poi,
tantu ma tantu.
Picchì l'amuri è focu
ma focu santu.

Anita Popolo

'U MULINARU poesia popolare

Mamma nun mi mannari a lu mulinu:
lu mulinaru mi vurria vasari.
Di l'ura ca mi vidi cumpariri
mi scàrica e mi stùia lu suduri.
Prima di tutti mi fa macinari,
e a mia mi fa boni misuri,
quannu vaiu a la vutti a 'ffacciari
ddà si li scunta li boni misuri.

IL MUGNAIO - Mamma non mi mandare al mulino/ il mugnaio mi vorrebbe baciare./ Da quando mi vede comparire/ mi scarica e m'asciuga il sudore./ Prima di tutti mi fa macinare/ e a me fa buone misure;/ quando vado ad accostarmi alla botte/ lì se li sconta le buone maniere.

(popolare)

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lunedì 16 giugno 2008

SPADA DI DAMOCLE

Taluni coinvolgendo nella citazione il nostro progenitore, dicono: la spada di Adamocle. Il Paradiso terrestre non c'entra, c'entra la nostra città Siracusa, di cui era tiranno, nel IV secolo a.C. Dionigi II il giovane. Uomo dotato più di cultura filosofica che di capacità militari, cercò di migliorare le condizioni di vita dei sudditi, dimostrandosi un signore per quei tempi abbastanza illuminato. Per qualche tempo ebbe alla sua corte il filosofo Platone e ciò la dice lunga sulla sua apertura mentale. Tuttavia assalito dai nemici, dovette dopo vicende interne perdere il dominio della città e trascorse gli ultimi anni della sua vita a Corinto.
Un giorno, mentre era al colmo della sua fortuna, un cortigiano di nome Damocle lo adulò per la sua potenza, disse che lui era l'uomo più felice del mondo.
Allora Dionigi lo fece sedere sul suo trono, sopra il quale pendeva una spada, appesa al soffitto mediante un crine di cavallo. Con ciò il tiranno siracusano gli fece capire quanto instabile e pericoloso fosse quel potere che tutti invidiavano.
Damocle capì e immediatamente si alzò!

Foto dello spettacolo ALLA MODA - Cortile Sacro Cuore 13/6/2008

Alcune immagini dello spettacolo ALLA MODA regia di Itria e Teresa Peluso dato il 31/5/2008 c.o. il Cortile del Sacro Cuore al viale Zecchino.


In primo piano Alessia Guarraci


da sx - Vittoria Silluzio, Giuseppina Drago, Danila Cilio



Danila Cilio e Armando Carruba




Armando Carruba





Carmelo Fargione e Armando Carruba






pubblico







Danila Cilio e Armando Carruba








Saluti finali




















omaggio floreale alla regista Itria Peluso











omaggio floreale alla regista Teresa Peluso












a dx Federica Fazzina













e alla fine ... beh W LA PIZZA!