sabato 22 settembre 2012

TRAMUNTU Assira pi' 'na scognita trazzera, mentri lu suli d'oru tracuddava e pri l'aria spirava primavera, addulurata e sula caminava. Lu celu, ch'era russu a pocu a pocu divintava viulettu e po' cchiù scruru; li stiddi già truvavunu lu locu 'n punenti, e stralucevanu 'ntà 'n muru. A pocu a pocu tutti si zitteru; l'aceddi s'aggiuccaru nni lu nidu, li cuntadini puru si nni jeru, si sinteva sultantu quarchi gridu. Murì lu jornu e mortu è lu me' cori ca 'un avi a nuddu e voli lu to' amuri, nun fari cchiù cu mia lu scattacori, amami assai, accettalu 'stu ciuri. Cannella Rubera - (da Voci di Sicilia di C. Messina)

venerdì 21 settembre 2012

CANTO POPOLARE

Lu sàbbatu si chiama "allegra cori", stàgghianu tutti pari 'i travagghiari; biatu cu' havi bedda la mugghieri, chì havi spassu e si ricrìa 'u cori cu' l'havi brutta cci 'nnirica 'u cori, nun spia lu sabbatu quannu veni
Il sabato si chiama "allegra cuore", smettono tutti quanti di lavorare; beato chi ha bella sua moglie, chè ha spasso e ci ride il cuore; chi ce l'ha brutta sente scurirsi il cuore non chiede il sabato quando viene

PROVERBIO SICILIANO

PROVERBI SICILIANI LA CATTIVA CHIANCI LU MORTU E PENZA A LU VIVU (la vedova piange il morto e pensa al vivo) Nel dialetto, la parola "cattiva" significa vedova. E' una donna da biasimare colei che, subito dopo la morte del marito, si propone di accasarsi con un altro. Così la pensavano gli uomini ... e le donne di rimando: LA PENA PPI LA MUGGHIERI MORTA DURA FINU A CHI NESCI DDA PORTA (il dolore per la moglie morta dura fino a quando lei è portata fuori dalla porta) Per quanto tempo, si chiedono le donne, il vedovo piangerà la moglie? Forse solo per quello necessario affinchè la salma viene portata al cimitero. Sono entrambi proverbi amari che mettono in risalto con malcelata rabbia la mancanza di pietà per i morti da sempre circondati da generale rispetto. La smania di scacciare il dolore al più presto, che denota il poco amore che si è portato allo sposo o alla sposa, è condannabile. I saggi la mettono in ridicolo ed esortano ad un comportamento più serio e più umano.
La Passeggiata delle Cattive o Passeggiata delle Mura delle Cattive nella sua configurazione attuale è un monumento ottocentesco di Palermo. Si tratta di una terrazza prospiciente il mare posta sulle mura civiche presso Porta Felice e a ridosso del Foro Italico. La passeggiata esistente sin dalla fine del XVII secolo venne sistemata dal marchese Lucchesi Palli nel 1813, danneggiata dai violenti bombardamenti aerei della seconda guerra mondiale (estate 1943) venne abbandonata ed inutilizzata sino al 1997 quando restaurata dall'arch. Mario Li Castri e dall'ing. Nicolò Asaro venne riaperta alla pubblica fruizione Vi si accede tramite una scalinata posta nella piazza Santo Spirito, accanto a Palazzo Butera. Sulla passeggiata si affacciano oltre al Palazzo Butera anche il Palazzo Benso, il Palazzo Lanza Tomasi e l'ex hotel Trinacria Il termine deriva dal latino captivae (prigioniere), termine utilizzato per identificare le vedove (infatti in lingua siciliana "vedova" si dice "cattiva") che erano considerate come prigioniere del dolore che dava il lutto. Infatti questa terrazza era utilizzata per le passeggiate proprio dalle vedove che si tenevano ad una certa distanza dalla passeggiata classica che era al Foro Italico.

venerdì 4 maggio 2012

'U PURPARU Il venditore di polpo 'U purparu iniziò la sua attività di ambulante, per poi esercitare il suo mestiere in un lugo fisso della città, effettuando però la sua vendita sempre all'aperto, protetto talvolta da un'effimera tettoia. 'U purparu ambulante, quasi sempre scalzo e con i pantaloni arrotolati sui polpacci delle gambe, circolava per le vie della città con una pentola di terracotta contenente alcuni polpi bolliti nell'acqua ancora calda.
Portava in un paniere alcuni piatti, delle forchettine, una manciata di sale, un uncino di ferro per pescare dalla pentola i polpi e un tagliente coltello per tagliarli. Così a voce alta vannìava: "C'è 'u purparu! Accattativi 'u purpu! Quantu è cauru e tenniru!" 'U purparu era poverissimo per il fatto che poche le persone disposte a spendere venti centesimi per una piccola porzione di polpo, pensando di poter utilizzare la stessa somma per un chilo di pane. In verità i tempi erano "stritti" per cui il popolo era costretto a rinunciare ai piccoli capricci di gola, per spendere i pochi soldi di cui disponeva per l'acquisto di beni di prima necessità

mercoledì 2 maggio 2012

poesia popolare

MUNACHEDDA Munachedda ca preji appassiunata arreri a 'ssa finestra cu la grata, 'na fedda 'i luna 'n celu è già addumata e i stiddi cci 'llargaru 'na frazzata; 'nta l'ortu cc'è na rosa già sbucciata: va' cogghiccilla a Matri 'Mmacculata
MONACHINA Monachina che preghi appassionata dietro quella finestra con la grata, una fetta di luna è già spuntata, trina di stelle è stata ricamata; nell'orto c'è una rosa già sbocciata: vai e coglila alla Madre Immacolata

'U SANASTRU

'U SANASTRU Per la festa di San Sebastiano di Melilli, le persone che da Carlentini, non erano andate alla festa, andavano incontro ai devoti che avevano fatto il percorso a piedi per voto, aspettandoli in varie contrade di campagna. La pi...ù nota è la contrada "A biviratura o Re" dove c'è una fontana con acqua fresca. Quando s'incontravano le persone provenienti da Melilli, facili da individuare, perchè portavano nastri rossi e tamburelli, si diceva: "Sanastru cummari? sanastru cumpari?" - siete sanato dal male che avevate? - e gli si offriva acqua, vino e cose da mangiare. Una tradizione questa, quasi del tutto scomparsa.

lunedì 23 aprile 2012

Raffaella Rullini

Premiazione della stilista Raffaella Rullini alla selezione regionale del concorso "LE FORBICI D'ORO" tenutasi domenica 15 aprile 2012 all'Hotel Le Dune di Catania.

domenica 4 marzo 2012

TRI TUBBA



COMU FINIU? A TRI TUBBI !

Questa frase tipicamente sarausana sta ad indicare un nulla di fatto; in seguito qualcuno sulla scia di un'altra frase "semu cchiù persi ill'Ungheria" come a voler rapportare il proprio stato paragonandolo con quello del popolo ungherese che stava subendo l'invasione russa (paragone assurdo) aggiunge "finìu a tri tubbi comu 'u papuri 'i Malta!" U papuri di Malta era il MISTER MISTER che in seguito all'affondamento era rimasto a pelo d'acqua il fumaiolo... e potenza della frase, anche i "pappapani culturali" del dialetto, si convinsero e spiegarono che i "tri tubbi" si riferivano ai 3 fumaioli del papuri di Malta che affondando erano rimasti sopr'acqua. La meravigliosa foto ci mostra chiaramente che 'u papuri di Malta MISTER MISTER - che i sarausani affettuosamente chiamavano " 'A SIGNURINA" per via del suo scafo bianchissimo - aveva un solo fumaiolo e rimesso in mare il MISTER MISTER fu chiamato STAR OF MALTA e con una certa frequenza collegava Siracusa a Malta.


Il termine "finìu a tri tubbi" è da collegarsi, secondo la mia modesta opinione, ai giocatori dda' 'nzinga. Si giocava a soldi spesso ai villini del foro siracusano, due o più giocatori lanciavano in aria 5 o 10 lire (secondo la posta prestabilita) e vinceva tutte le altre monete chi si avvicinava di più alla riga della mattonella. Una specie di jolly era costituito dalla moneta che si posizionava dove si congiungevano 3 mattonelle... faceva "tri pizzi" e vinceva su tutte. A volte capitava che un congiungimento delle tre mattonelle fosse rovinato, cosicchè la moneta andava a posizionarsi con una certa facilità. In questo caso non era valido, anche se il possessore della moneta protestava la mancata vincita sostenendo d'aver fatto "tri pizzi" e gli altri riprendendosi le monete ripondevano "tri pizzi? TRI TUBBA" e non vinceva nessuno.

lunedì 20 febbraio 2012

RIUNIONE POETICA del 2 febbraio 2012





Riunione poetica presso il salone CISL (ex Conigliaro) del 2 febbraio 2012

(foto di Gino Cataudo)

mercoledì 18 gennaio 2012

calendarietti del barbiere




QUEI CALENDARIETTI DEI BARBIERI...


Ricordo che fino alla fine degli anni settanta a Sarausa i barbieri usavano regalare ai propri clienti, nel periodo delle feste natalizie, un calendarietto, o, se più vi piace, almanacchino, stampato su cartoncino profumato. Sulle paginette, che erano tenute assieme da un cordoncino, da una parte c'erano i giorni del mese e dall'altra delle figure, prevalenteme...nte di donne vestite succintamente che all'epoca era ritenuta cosa osè.
Ricordo come se fosse ieri, era un rituale: il maestro barbiere appena terminato il servizio ad alta voce diceva "spazzola" ed il ragazzo di bottega ('u carusu 'i putìa) era subito lì pronto a spazzolare il collo, le orecchie e la giacca del cliente, offrendo subito dopo il "calendarietto profumato", contenuto in una bustina di carta velina trasparente. Il cliente a volte pagava con una banconota di taglio più grosso per lasciare volutamente la "mancia" al ragazzo. Capitava quindi di udire il cliente dire sommessamente "'u restu mancia" ed il barbiere a voce alta (per attirare l'attenzione del ragazzo ..... e degli altri clienti) ripeteva "MANCIA!" e infilava la/e moneta/e in una cassettina sul bancone.
Noi ragazzini di 14-15 anni, desideravamo averlo e andavamo in questi giorni dal barbiere, iddu - mastru macari di vita - 'u sapeva e per farci contenti alla fine del servizio lo regalava (in questo caso nun era 'u carusu 'i putìa a darlo) e noi eravamo felici e contenti e ccu cori davamo pure noi la mancia!!!

lunedì 16 gennaio 2012

PARPAGHIUNEDDU di Orsolina Pace Mazzarese

PARPAGGHIUNEDDU Parpagghiuneddu chi mi giri ‘ntunnu, quali nova mi porti? – ti dumannu. Di quali parti veni di lu munnu? Dimmillu. Nun l’aviri ppi cumannu. Nun sugnu vampa e nun t’abbruciu l’ali puru chi focu vivu è lu mè cori! Tu lu capisci? Nun ti vogghiu mali! Lu sai! A la vampa un parpagghiuni mori! Giri e rigiri cu l’aluzzi scuri E nun capisciu ‘nzoccu mi vo’ diri! Nun mi purtari novi di duluri! Portami beni, chi lu suli riri! Ma si la nova chi mi porti è mali, nun la lassari ccà vicinu a mia! Portatilla luntanu, supra l’ali, Lassala abbannunata a la stranìa. Orsolina Pace Mazzarese FARFALLINA – Farfallina che mi giri attorno/ quale notizia mi porti ti domando/ Da quale parte viene del mondo/ dimmelo … non prenderlo come comando/ Non sono vampa e non ti brucio l’ali/ anche se fuoco vivo è il mio cuore/ Tu lo capisci? Non ti voglio far male/ Lo sai! Vicino la vampa una farfalla muore!/ Giri e rigiri con l’alette scure/ e non capisco quello che vuoi dirmi/ Non mi portare brutte notizie/ portami quelle liete che il sole ride!/ Ma se la notizia che mi porti è brutta/ non la lasciare vicino a me/ portatela lontano, sopra l’ali/ lasciala abbandonata in terra straniera.