martedì 10 novembre 2009

SARAUSA BEDDA



Questo video è un omaggio al mai dimenticato attore siracusano Mimmo Rinaldo, scomparso ai primi di luglio del 1982, e vuol anche essere una dimostrazione come una poesia dialettale, scritta in maniera più sgrammaticata possibile, ma - come si suol dire - con un cuore grande come una maidda, possa essere superiore a tante e tante scritte dai soliti "pappapani" culturali.
Sarausa bedda, questo è il suo titolo, ha tutta una storia. Eravamo molto legati con Mimmo Rinaldo (ex capostazione della Targia) tante e tante trasmissioni radiofoniche nelle emittenti locali e insieme in qualche lavoro dialettale teatrale.
Una sera d'autunno, m'invitò ad una mangiata di cozze in Ortigia in una nota osteria, aveva ricevuto l'ultima trance della liquidazione dal lavoro. Dopo cena una passeggiata alla Marina e lì abbiamo trovato un fazzoletto legato! Abbiamo pensato subito ai soldi !!! era invece questa poesia che Mimmo Rinaldo aggiustò e continuò a farlo al caffè del c/so Gelone l'Agip, all'epoca ritrovo d'artisti traslocati dal caffè Centrale di piazza Archimede.
A forza di ripetere, questi versi piacquero anche al leader di un gruppo folcloristico che togliendo, per esigenze musicali, alcuni versi la trasformò in una bella canzone, sentita anche da altri gruppi.
Questa che ascolterete è una registrazione radiofonica del 1979, una stupenda voce dialettale come quella di Mimmo Rinaldo non poteva star chiusa in un cassetto.

Armando Carruba

venerdì 23 ottobre 2009

LA FESTA DEI MORTI


Tra le cose che rimpiango della mia fanciulezza, c è LA FESTA DEI MORTI, un'usanza gentilissima che si viveva solo in Sicilia, dove nella tristezza del giorno che commemora i nostri cari defunti, solo i bimbi sorridevano e lo scoppiettio delle loro pistole faceva da compenso a quel malinconico silenzio di chi pensava a chi non era più tra noi.
Che ansia per noi ragazzini la sera del primo novembre! Si preparava un cesto grande, quello in cui la mamma metteva la biancheria da stirare; ed il cesto seppur grande, era piccolo per la nostra avidità.
Ad alta voce esprimevamo i nostri desideri: Voglio che i morti mi portano la pistola a capsi con scolpita la testa dell'indiano, come quella vista sui carrettini a piazza Pancali! Mio fratello, che era più grande, desiderava ardentemente il fucile a piumini, che negli anni cinquanta era in vendita libera.
I nostri genitori ascoltavano i nostri discorsi e si scambiavano occhiate che a noi sfuggivano.
Per farci dormire o comunque farci stare buoni a letto, mio padre raccontava storie da far rizzare i capelli ad un tignuso! (calvo)
Cosa curiosa, invece di stare svegli come ci eravamo ripromessi di fare, finivamo per cadere in un sonno pesantissimo, ed eravamo svegliati dagli scoppiettii delle pistole a capsi e fulminanti dei ragazzini del vicinato.
Allora lanciando urla feline, ci precipitavamo in camera da pranzo, che fungeva pure da salotto, e meraviglia delle meraviglie, i morti ci avevano portato tutto quello che noi per tanto tempo avevamo desiderato, eccetto il fucile a piumini di mio fratello, perchè avevano lasciato scritto era troppo pericoloso.
Eravamo così felici dei nostri giocattoli che li portavamo al cimitero; e lì ci riunivamo sulla collinetta a giocare agli indiani.
Il 2 novembre era una giornata da Far West in tutta Siracusa: ai Villini, ai vicoli Zuara e Giuliana, in Ortigia, alla Borgata etc.
Poi il 3 novembre tutti a scuola in via G.B. Perasso, ed una volta in classe la domanda spontanea e più frequente sulle labbra dei ragazzini era: Chi ti lassaru i morti? (cosa t'hanno lasciato i morti?) perchè i morti si distinguevano in ricchi e poveri in base ai regali che facevano.
La maestra ci ripeteva dieci, cento, mille volte che non era LA FESTA DEI MORTI ma LA COMMEMORAZIONE DEI DEFUNTI, povera maestra, non essendo siciliana, non poteva capire quest'usanza. Quando un compagno di giochi più grande di me, mi disse chi in realtà fossero i morti che facevano regali ai bambini ci rimasi male.
E' passato tanto tempo, i bambini sono cambiati, non giocano più in strada come una volta, chiusi come sono nelle case in condominio ed in quartieri dormitoio con gli occhi fissi sul computer o al televisore.
Non so se questa meravigliosa favola dei morti siciliani resiste ancora, anche se sarà inevitabile che su questa usanza il tempo scriverà la parola fine.
(da I RAGAZZI DEL MOLO S. ANTONIO di Armando Carruba)

mercoledì 21 ottobre 2009

Giuseppe Vultaggio


Locandina dello spettacolo, del nostro amico Giuseppe Vultaggio, che si terrà il 30 c.m. a Erice. (cliccare sull'immagine per ingrandirla)

venerdì 16 ottobre 2009

NUOVA SCENA - La Governante di V.Brancati regia Rosa Peluso



NUOVA SCENA di Siracusa - LA GOVERNANTE di V.Brancati regia Rosa Peluso
in scena: Pippo Bianca, Dora Peluso, Armando Carruba.
ripresa video . Gino Cataudo

lunedì 12 ottobre 2009

SICILIA CANTA E CUNTA



(Giorgio Guarnaccia)


CENTRO STUDI DI TRADIZIONI POPOLARI - TURIDDU BELLA - SIRACUSA

presenta:

Giorno 17 ottobre 2009 alle ore 17,30 presso la scuola DISNEYLAND sita sulla panoramica del Teatro Greco, uno spettacolo d'intrattenimento sulle antiche erbe nella tradizione popolare.


regia: GIORGIO GUARNACCIA

INGRESSO LIBERO

venerdì 2 ottobre 2009

I SEGRETI PER SENTIRE BENE




Giovedì 1 ottobre 2009 presso il Palazzo Impellizzeri, via Maestranza 99 SIRACUSA; organizzato dall'ANTEAS Siracusa, FNP CISL, Lions Club Siracusa, Comune di Siracusa e in collaborazione con "amplifon", si è svolto un convegno sul tema: I segreti per sentire bene e sentirsi bene.
Dopo i saluti del Segretario generale FNP-CISL Pasquale Garipoli, sono intervenuti il dott. Giuseppe Reale - direttore U.O.C. di Otorinolaringoiatria Ospedale Umberto I di Siracusa - dott. Marco Marcato - Responsabile Comuicazione Scientifica Amplifon spa - dott. Salvatore De Luca - Responsabile Audioprotesista Amplifon Siracusa -
I relatori hanno messo a fuoco i segreti per sentire bene e sentirsi bene, invitando le persone di una certa età, ad accettare, qualora ne avessero bisogno, di farsi applicare la relativa protesi per l'udito che, dopo alcuni giorni e con i risultati ottenuti, diventerà parte integrante della persona stessa.
Il presidente dell' ANTEAS di Siracusa, Agostino La Fata (foto) ha infine ringraziato e salutato gli intervenuti.

sabato 12 settembre 2009

MICHELE COLONNA



E' scomparso il poeta Michele Colonna era nato a Noto (Siracusa) nel 1934. Ha vissuto in Sicilia fino al 1952 e dopo gli studi classici si trasferì a Como. Attualmente viveva all'estero. I suoi scritti erano molto apprezzati in Italia e all'estero, a me - per circostanze curiose - pervenne questo volumetto di poesie che gelosamente conservo da anni; qualcuna è stata inserita nel blog ed è molto apprezzata per la carica di sicilianeità, seppur scritta in lingua.
Alla famiglia Colonna le nostre sentite condoglianze.
Armando Carruba

SERA

Sera vuol dire
seduti tutti e al centro
il braciere e ogni tanto
la nonna che si accosta di più.
Entra il vento dalla porta dell'orto
e la mamma mette stracci
negli spiragli.

Michele Colonna


anteaspoesie@yahoo.it

giovedì 27 agosto 2009

LI VESPRI SICILIANI - poesia popolare


Nel corso della Rassegna Poetica "'a terra virdi e li so versi" dell'8 agosto 2009 a Buccheri, scalinata della Chiesa di S. Antonio, è stata letta da Armando Carruba la poesia popolare I VESPRI SICILIANI.
Ripresa video - Gino Cataudo

domenica 23 agosto 2009

Presentazone GOZZI SIRACUSANI



La spumeggiante Filippina Viavattene ha presentato la serata dei gozzi siracusani che prenderanno parte al palio del mare aretuseo del 23 agosto 2009. Le immagini sono del sempre presente Gino Cataudo

venerdì 21 agosto 2009

'A RUTTA 'I CIAULA di Armando Carruba



'A RUTTA 'I CIAULA
Correvamo contenti
per via Arsenale
ad incontrare il sole
'a rutta 'i ciaula.
Un tuffo
dallo scoglio a carrabbineri
un altro da quello a palumma
e il mare rideva contento
di noi ragazzini
ubriachi di vita.
Una sigaretta fumata in tre
accendeva sogni proibiti
in tasche eternamente vuote.
Il mare era tutto per noi
da giugno a settembre...
poi la scuola ad ottobre
le speranze dei nostri genitori
si frantumavano
nel mare che mordeva lo scoglio
'a carrabbineri.
Noi inconscenti
marinavamo la scuola
restando all'oscuro
'nte rutti 'i ciaula
della via Arsenale.

Armando Carruba

giovedì 20 agosto 2009

BUCCHERI - A terra virdi e 'i sò versi





Domenica 9 agosto 2009, si è svolta a Buccheri la V Rassegna della poesia dialettale "A terra virdi e li so versi".
Alla lettura delle poesie gli attori: Agostino La Fata, Armando Carruba, Nadia Zoccolan, Federica Pistritto.
Per lettura e ascolto testi, visione immagini, andare al sito www.aterravirdi.iblon.it

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martedì 28 luglio 2009

Presentazione gozzi per Palio del mare 2009 al sindaco di Siracusa



Presentazione al sindaco di Siracusa dei gozzi partecipanti al Palio del mare di Siracusa 2009.
Foto di Gino Cataudo.

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lunedì 29 giugno 2009

Compagnia Teatrale ANTEAS di Siracusa



La Compagnia ANTEAS di Siracusa, diretta da Agostino La Fata, in alcune scenette.

(foto di Gino Cataudo)


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... E PPI PUTTARI 'NSINGULA (...per ricordarti il particolare) di Anonimo


Questa è 'A PLAYA di Siracusa oggi, negli anni cinquanta era la spiaggia del popolino siracusano (sarà dedicato un post a questo luogo che, bene o male, rappresenta un pezzo di storia siracusana).
Gli ingenui versi, in dialetto "italianizzato" per sembrare più "'struitu" alla bella, sono improntati per risvegliare quei sentimenti amorosi che in lei stanno appassendo.
... E PPI PUTTARI 'NSINGULA
Nun t'arrivoddi quann'erumu zziti
e passiggiàvomo di sotto al balcone,
facèvamo all'amore ammoccione ammocione
di tua mamma e di tuo papà.
...e ppi puttari 'nsingula era una notte di luna
e per nostra fortuna nessuno ci sconzò!
Nun t'arrivoddi dda sera alla Marina
eri vestita d'un dolce soprabbito
avevi una vesta di rosa spràvvido
eri aligante al pari di a me
...e ppi puttari 'nsingula mentre la banna sonava,
la prima littra ti rava ammucciuni ra mamà!
Nun t'arrivoddi quel giorno alla Pilàia
mentre natàvomo lontano lontano,
ti venni a 'ntrasatta, ti presi la mano
e n'affunnammo insemmola con te!
...e ppi puttari 'nsingula mentre ca stavomo natanno
ni stavomo annianno insemmola con te!

LIDO AZZURRO (UNNI ABBALLANU 'I PULICI) di Armando Carruba


LIDO AZZURRO
Ogni periodo è sottolineato da canzoni che a distanza di tempo, ascoltate, ti fanno ricordare quei momenti che purtroppo non ritornano più.
Nel mare di internet, ho pescato una canzone di Little Tony, che forse neanche lui ricorderà d'averla incisa "Oh che tipo rock" e che negli anni 57/58 è stata un tormentone, almeno al Lido Azzurro.
Questa spiaggia, dentro il porto di Siracusa, vicino al Sacramento, era il lido della Siracusa medio borghese, quando ancora Arenella e Fontane Bianche erano da scoprire, questa spiaggia insieme alla Playa rappresentavano l'uniche alternative del porto.
In questi due lidi ci si andava con il vaporetto che si prendeva alla Marina o con l'Autobus.
Una volta giunti al lido, i più andavano alla spiaggia libera; 'u cannitu (il canneto - perchè c'era una folta vegetazione di canne) ed era conosciuto questo posto come unni abballanu 'i pulici (dove ballano le pulci), perchè a differenza del lido - ben curato - lì tra le canne e il ruscelletto (oggi scomparso) c'erano degli insetti.
In quel ruscelletto le famiglie mettevano il melone rosso, per tenerlo fresco, dentro la borsa a rete.
I giovani andavano sul quadrato del lido vicino al jubox: 100 lire 3 motivi, 50 lire 1... i più gettonati? Oh che tipo rock di Little Tony, Oh Carol e Calendar girl di Neil Sedaka, Ora sei rimasta sola di Adriano Celentano, Ogni giorno pensami Paul Anka etc,
Di questo lido su palafitte, con la piscina per bambini nel quadrato, con il vaporetto che sino al tramonto attraversava il porto, non è rimasto niente! Non c'è più neanche il canneto e neppure il ruscelletto; forse ci sono ancora gli insetti a ricordo di quella spiaggia libera che i siracusani chiamavano: unni abballanu 'i pulici !
Armando Carruba

AUGURI ... AUGURI e ancora AUGURI !

Paolo del complesso musicale I DUEPPIU' Auguroni a tutti i Pietro e Paolo e derivati! nella foto di Gino Cataudo il noto Paolo del complesso musicale I DUEPPIU' che hanno rallegrato tante serate ANTEAS a Siracusa.
A U G U R I !

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mercoledì 24 giugno 2009

POZZALLO Festa di San Giovanni Battista


Festa di San Giovanni Battista 24 giugno - Pozzallo (RG)

Il culto per San Giovanni Battista, protettore dei marinai e emigrati, si afferma a Pozzallo perchè molti marinai della città per "sciogliere" il voto che avevano fatto a Malta, dove la devozione per il santo è troppo forte, dovevano recarsi a Ragusa o a Vittoria; si decise così di eleggere San Giovanni Battista come patrono di Pozzallo.

venerdì 19 giugno 2009

SPETTACOLO AL PARCO ROBINSON











Giorno 13 giugno, gli attori del Gruppo Anteas di Siracusa, diretti da Agostino La Fata, hanno presentato al Parco Robinson alcune scenette di Giorgio Guarnaccia.
La bravura degli attori è stata sottolineata dagli applausi del numeroso pubblico.

mercoledì 17 giugno 2009

CAINU E ABELI di Nino Martoglio


CAINU E ABELI
- Sùpira 'ssu discursu vi 'ngannati:
"Cu' pecura si fa" dici l'anticu
"lu lupu si la mangia". Tistiati?(1)
Ma 'ntantu v'arrispunnu, caru amicu:

Abeli morsi a manu di so' frati:
ma pirchì morsi? - Pirch'era chiù nicu!
- Chi c'entra l'aità, chi mi 'ncucchiati?
Morsi pirch'era un veru...beccaficu!

Sudd'era Abeli ju, quannu Cainu
accuminciava a carramari sorvi(2)
e mi spuntava 'u primu cricchimiddu...(3)

-Sintemu, chi faceuru, don Tinu?...
-Ca ... ci 'mmiscava 'n coru di reorvi,
e tempu nenti facìa Abeli ad iddu!

Nino Martoglio
(dalla Centona)

(1) Tistìati = muovere la testa in segno di canzonatura
(2) Carramari sorvi = abbacchiare sorbe; ha il significato di menar sodo, di santa ragione
(3) Cricchimiddu = bernoccolo, quell'enfiato che fa la percossa in testa

domenica 24 maggio 2009

I CALAFATARI - da I RAGAZZI DEL MOLO S. ANTONIO di Armando Carruba


I CALAFATARI
Al cantiere - dicono - sono rimasti solo artigiani anziani, i tempi cambiano e le aspirazioni della gioventù sono diverse, e quindicome si suol dire: chianciri 'u mortu ssù lacrimi persi.
Basta passare di là in macchina e dare uno sguardo al cantiere, che per incanto lo vedi come ai bei tempi, pieno di pescherecci e barche e con i ragazzini a gironzolare di nascosto tra le imbarcazioni sognando ad occhi aperti le avventure dei pirati e del corsaro nero.
Il risveglio era rappresentato da un addetto ai lavori che era sempre pronto a menar le mani per quell'improvvisata ciurma che doveva alla svelta levare l'ancora, ma questo non dissuadeva nessun ragazzino ad andare a giocare in quel cantiere.
Negli anni '50 c'era una barchetta che doveva servire ai calafatari per spostarsi, via mare, da un'imbarcazione all'altra, e la sera era lì, priva di remi e legata ad un anello di ferro del molo.
Prenderla non era impresa da poco considerato che il cantiere era custodito anche di notte, quindi i picciriddi prima si procuravano delle tavolette tolte alle cassette per pesci, e che dovevano servire da remi, e dopo controllavano i movimenti del guardiano.
Quando lo ritenevano opportuno, cercando di fare meno rumore possibile, di corsa alla barchetta! il più esperto scioglieva il nodo che la teneva legata all'anello di ferro e dopo tante discussioni su chi doveva salirci sopra.... avanti tutta !!!
Questo succedeva perchè i ragazzini presenti all'operazione erano molto di più rispetto alla capienza della barchetta.
Andava a finire che le lagnanze, non più a bassa voce, di chi era rimasto a terra, facevano accorrere il guardiano con il risultato di procurare un fuggi fuggi generale di chi era in cantiere, e un improvvisato e veloce attracco della barchetta al molo di fronte per evitare il rimprovero manesco del custode a quella ciurma improvvisata.
In questo cantiere, i ragazzini delle Carcare e Puzzu 'ngigneri, hanno imparato a remare ... spero che anche questi simpatici calafatari remino ancora per tanto e tanto tempo!

Armando Carruba

mercoledì 20 maggio 2009

MANGIAR SICILIANO - Insalata di mare

Ingredienti per 4 persone:
300 gr di polpo, 400 gr di calamari, 700 gr di gamberetti, 400 gr di cozze, 300 gr di volgole, 3 limoni, olio extra vergine, sale e pepe quanto basta, un mazzetto di prezzemolo, aceto.
procedimento:
Bollite i polpi e calamari separatamente in abbondante acqua salata. A parte lessate i gamberi con un pò di aceto affinché, una volta sgocciolati, non diventino neri. Mettete un tegame sul fuoco vivo e ponetevi le cozze e le vongole e attendete finché le valve non siano tutte aperte.
Scendetele dal fuoco conservando il liquido che avranno emesso e mettetele da parte dopo aver eliminato le valve.
Appena il polpo e i calamari saranno cotti, scolateli e tagliate il polpo a tocchetti e i calamari ad anelli. Prendete un piatto di portata, mescolate polpi, calamari, cozze, vongole, gamberetti e condite con olio e succo di limone, sale, pepe macinato e aggiungete un paio di cucchiaini di liquido di cottura delle cozze e delle vongole passato in un colino.
Spruzzate con abbondante prezzemolo tritato.

BUONA VISTA! PERCHE' DI SICURO L'APPETITO NON MANCHERA' !

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LA LEGGENDA DEL MOSCATO

Sull'origine dell'uva moscata si racconta la seguente leggenda:
Falaride, tiranno di Siracusa, aveva una figlia cieca, alla quale piacevano i grappoli di una sua piccola vigna.
Perciò egli diede incarico di vigilare au tale vigna ad un servo della gleba, che per tutto il giorno si aggirava tra le viti e con una specie di pennacchio scacciava gli insetti.
Un pomeriggio un sonno misterioso colse il poveretto e quando si svegliò constatò terrorizzato che ogni acino rivelava la sosta di un insetto; perciò fu grande la sua meraviglia quando la figlia di Falaride, come sempre ogni pomeriggio, dopo aver assaggiato l'uva la trovò deliziosa e rivelò al contadino che il sonno glielo aveva mandato Demetra, affinchè le api, e non le mosche, addolcissero la sua uva, lasciando su ogni acino un segno perchè fosse possibile riconoscere senza errore l'uva segnata dalla pietà della dea.
E la fanciulla finalmente per una volta sorrise, alla dea e alla vita!

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BASILICO PER L'INVERNO

Tagliare le cime più belle di basilico o raccogliere le foglie più larghe; metterle in acqua e, dopo averle sciacquato assai, sistemarle in vaschette per il ghiaccio colmandole d'acqua. Passare le vaschette così piene nel frigo-congelatore; quando nell'inverno gioverà basilico, rompere un pezzo di quel ghiaccio e metterlo a sciogliersi: si troverà il basilico come raccolto fresco nell'orto.

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TIRITERE

TRAVAGGHIAMU TRAVAGGHIAMU
Travagghiamu travagghiamu
c'è Maria ca n'accumpagna
n'accumpagna stamatina
ppi pighiarini l'acquazzina;
l'acquazzina è 'na spunzera
ni dicitini li pinzera
l'acquazzina è nna la menti,
binidicitini li sentimenti;
l'acquazzina è nn'i violi
biniticitini li paroli;
l'acquazzina è n'ta li puma
binidicitini la pirsuna;
l'acquazzina è in ogni cosa
binidicitini li fusa;
l'acquazzina veni da lu mari
binidicitini li tilari.
Travagghiamu travagghiamu
c'è Maria ca n'accumpagna
(da "QUANNU EVUMU A SCOLA" di Alfio Caltabiano)

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PERSONAGGI SICILIANI - Antonello Gagini

La statua del Battista di Antonello Gagini del 1525, è l'unica rimasta delle tredici statue che adornavano l'antico Apostolato nel Duomo di Messina.

Antonello Gagini (1478 - 1536) era palermitano di nascita ed è famoso per avere scolpito statue di Madonne di rara bellezza e amore di madre. I suoi lavori sono in tutta la Sicilia, sia nelle grandi chiese che in quelle di campagna. Quando una statua della Madonna è bella si dice: pari fatta ri Gagini! (sembra fatta da Gagini)

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CANZONI SICILIANE - Cantu da vinnigna

E javi un annu ca zappu la vigna
cu la spiranza di lu vinnignari
nun ristò manu nittannu 'ramigna
e mancu ugna nittannu sipala.

Ora chi vinni, ora chi vinni
lu tempu pi lu vinnignari
comu a Pilatu, comu a Pilatu
comu a Pilatu mi lavu li mani

E trallaleru, e trallaleru
e trallaleru lalleru lla lla.
(canzone popolare)

CANTO DELLA VENDEMMIA - Ed è un anno che zappo la vigna/ con la speranza di vendemmiare/ non è rimasta mano pulendo ramigna/ e neanche unghia pulendo siepi./ Ora ch'è venuto, ora ch'è venuto/ il tempo di vendemmiare/ come Pilato, come Pilato/ come Pilato mi lavo le mani./ E trallalero e trallalero/ e trallalero lallero lla lla.

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'U CARRITTERI CANTA - cantu d'amuri


Affaccia a la finestra, oh rosa amata
- ca ppi na rosa c'appizzu la vita! -
quannu ti vidu a la finestra amata,
bedda, mi tiri cu la calamita;
ppi viriri unni dormi o sì curcata
oh Diu! addivintassi taddarita!
Ca t'haju amuri, o schetta o maritata
a pena d'appizzarici la vita!

MODI DI DIRE DIALETTALI

Scupa nova scrusciu fa!
(Le cose nuove nei primi tempi sembrano migliori delle precedenti)

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MATRI MIA - Bianca Maria REALE

Ucchiuzzi duci culuri ddo' mari
'n cori granni ca rialò amuri
mamma di li mammi nun ci su pari
vulasti palumedda senz'ali.
E nni lassasti accussì a pinzari
a sta' vita di gioii e duluri
chi vali aviri 'o munnu dinari
ssi campi 'na vita senz'amuri.
Di la famigghia vulisti unioni
luntani tutti 'i discussioni
ssi nni vulemu beni frati e soru
nnu rialasti tu stu gran tisoru.
Bianca Maria REALE

MADRE MIA - Occhietti dolci colore del mare/ un cuore grande che regalò amore/ mamma delle mamme non ci sono confronti/ volasti colombella senz'ali/ E c'hai lasciato così a pensare/ a questa vita di gioie e dolori/ che vale avere al mondo i soldi/ se vivi una vita senz'amore/ Della famiglia hai voluto l'unione/ lontane tutte le discussioni/ se ci vogliamo bene fratelli e sorelle/ ce l'hai regalato tu questo gran tesoro.

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'U DUTTURI 'NTO BUMMULU - Puntura di vespa

Pizzicatina di vespa
'Na fidduzza di cipudda tinuta supra 'a pizzicatina cu 'na lama 'i cuteddu;
avvicinari 'a parti ca doli 'a capòcchia d'un pospiru;
avvicinari 'a lama d'un cuteddu do' latu unni tagghia supra 'a parti chi doli e facennuci 'na cruci; 'u ferru lassatu da' vespa si smuzza cull'àutru ferru e 'u duluri passa sùbitu; intantu diri 'sta prijera:
San Paulu fici 'a vespa
e San Paulu la dumò

PUNTURA DI VESPA
Una fettina di cipolla tenuta sulla puntura con una lama del coltello;
accostare alla parte che duole la capocchia d'uno zolfanello;
accostare la lama d'un coltello dal lato del taglio sulla parte che duole e segnandovi una croce: il ferro lasciato dalla vespa si neutralizza con l'altro ferro e il dolore passa subito; intanto recitare questa preghiera:
San Paolo fece la vespa,
e San Paolo la domò

martedì 19 maggio 2009

PROVERBIO



I proverbi, sono la saggezza dei popoli ! - almeno così dicono - Questo consiglia di non comprare o vendere ... non fare affari in genere con parenti, amici e vicini.

venerdì 8 maggio 2009

Il barocco di NOTO



NOTO è la città capovallo ricostruita con criteri scenografici sul colle Meti, nei pressi del fiume Asinaro, dopo la distruzione della città antica posta sul monte Alveria. Noto accoglie il turista con tutto lo splendore delle sue architetture barocche, disposte armonicamente nel tessuto urbano disegnato ortogonalmente come in uno scenario aperto.

lunedì 4 maggio 2009

NOI MANDORLE LUMACHE E CONIGLI di Michele Colonna



NOI MANDORLE LUMACHE E CONIGLI

Conosciamo questa campagna da quando
eravamo ragazzi.
E' ppena finita la pioggia
e usciamo a cercare lumache parlando
di quando eraamo a Milano.
Ora ci viene da ridere
ma gettavamo sangue.
Ora camminiamo come leoni
con le maniche rimboccate
il petto un passo più avanti
e i muri saltandoli senza toccarli.
Ogni tanto leviamo il braccio
verso una pianta di mandorle
e allora ci pare che il mare
ci arriva sotto l'ascella.
Ogni volta ne prendiamo cinque precise
come le dita della mano.
Il rumoricci per schiacciarle
parte dal centro del mondo.
Le lumache dentro il paniere
con tutta la schiuma bianca che fanno
stanno pensando alle onde del mare.
Noi pure pensiamo ogni tanto
riuscendo perfino a vederci
stanotte tra Priolo e Melilli
come dietro una specie di tenda
tutti dentro la notte profonda
in mezzo alla luce che abbaglia i conigli.
Le scorze delle mandorle erano sempre
sopra i muri dove le avevamo lasciate
e ridendo prendevamo il sole
dentro la pancia.

Michele Colonna

mercoledì 29 aprile 2009

L'ECU DI LI VASUNI di Giuseppe Nicolosi Scandurra


L'ECU DI LI VASUNI

Crisceva ccu la frunna e l'anniddatu
virdi, pumpusa, carrica la vigna,
quannu lu ventu 'nfurzava lu ciatu
jucaunu li cimi a la pazzigna.

Iu ccu Rusidda, comu l'arti 'nsigna,
facevumu li viti ad archiggiatu,
misi a filagnu, tutti dui d'allatu,
so patri arrassu scippava gramigna.

Senza ca mai so patri mi videva,
iu a mmenzu di li pampini, ammucciuni
vasava Rosa, ed idda mi rideva.

So patri spinci all'aria lu zappuni,
vinni, darimi corpa mi vuleva
ca 'ntisi l'ecu di li mei vasuni

Giuseppe Nicolosi Scandurra

(da NATURA E SINTIMENTU Tip. F.Conti 1951)

LA GOVERNANTE di V.Brancati - NUOVA SCENA -



foto di Gino Cataudo

NOTE DI REGIA:
LA GOVERNANTE di Vitaliano Brancati, edita nel '52, incontrò problemi con la censura
sia per l'argomento principale, allora "scabroso" sia per le altre tematiche scomode, contenute nell'opera, che, pur avendo una ben precisa collocazione storico - politico - sociale, presenta nello stesso tempo un dramma che esula dai limiti temporali e che appare oggi più attuale che mai, richiamandoci al problema del "diverso" nei cui confronti si ha spesso un atteggiamento di distacco, di incomprensione, di non accettazione, che porta il soggetto a vivere in modo, talvolta tragico, il suo stato.
E così Caterina, la protagonista, non accetta serenamente la sua "disgrazia", anzi, per la sua rigorosa coscienza morale, sente fortemente il bisogno dell'espiazione, della punizione, che trova, in modo perverso, calunniando la rozza, ingenua Jana, portatrice di sentimenti sinceri, suscettibili di fraintendimento.
Ella vive la sua natura in maniera così ambigua da indurre a definirla ipocrita, ma il suo comportamento è determinato dal fatto che in lei vivono due anime: una sinceramente buona e pronta ad aiutare il prossimo; l'altra, quasi perfida, tendente ad usare i suoi simili; soffre e lotta per superare questo conflitto e dare armonia al suo animo.
Brancati scandaglia, con profonda delicata analisi, l'animo di tutti i personaggi, soggetti a conflitti interiori, ma soprattutto quello di Leopoldo, che troppo rigido nei suoi principi morali, ha causato a se stesso un grande dolore e pe questo "dopo", avendo accettato la debolezza umana, pur sconvolto e privo di certezze, comprenderà e perdonerà.
Avendo considerato la tematica dell'opera non ristretta entro confini definiti, la scelta registica si è orientata verso una messinscena "atemporale" sia nella scenografia che nei costumi, consoni al carattere del personaggio, e non ha voluto esprimere un giudizio netto sui personaggi, ma ha voluto lasciare nello spettatore un'emozione immediata, soggettiva, suscettibile di ulteriori riflessioni nel ricordare che "il corpo è la prigione dell'anima".
Rosa Peluso

sabato 25 aprile 2009

Cori alla Chiesa S, Lucia alla Badia




Realizzazione video - Gino Cataudo

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martedì 21 aprile 2009

A ME' MUGGHIERI di Salvatore Di Pietro



Nel corso di un Cenacolo Poetico e successiva Serata Danzante con i DUE PPIU', Agostino La Fata ha presentato la poesia A ME' MUGGHIERI di Salvatore Di Pietro, versi che hanno partecipato qualche annetto fa a LA TERRA VIRDI di Buccheri.
Le foto sono del nostro Gino Cataudo, mixer voce Pino Cultrera e la composizione video Armando Carruba.

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ricordando Vito Vargetto


Ricordo dell'amico Vito Vargetto - prematuramente scomparto - la poesia LA CUCUZZA è di Concetta Scalia detta da Vito Vargetto in occasione della TERRA VIRDI a Buccheri. Le immagini tratte dall'atto unico di Nino Martoglio CIVITOTI IN PRETURA al Dopolavoro ERG regia Agostino La Fata.

sabato 18 aprile 2009

ME PATRI di Corrado Nastasi



ME' PATRI

Mi manchi patri miu
tti nni jisti e...
'stu silenziu
fa cchiù scrusciu
di 'n tronu.
Mi manchi patri miu
e talju 'u celu
circannu
'u to' surrisu
ca mi pittava
'na jurnata amara.
Resta 'u to' riordu
'i to' cunsigghi
ppi 'ssiri ricchi
di 'na vita onesta
travagghiata
jornu dopu jornu.
Mi manchi patri miu.

Corrado Nastasi

giovedì 16 aprile 2009

RIEVOCAZIONE DELLA CARESTIA DEL 1646


(cliccare sull'immagine per ingrandirla)

Giorno 3 maggio 2009, come da locandina, rievocazione storica dell'evento miracoloso del frumento durante la carestia del 1646.
Regnava dal 1621 Filippo IV di Spagna. Egli, in quarant'anni di regno, agitato da continue guerre con la Francia, non fece che smungere la povera Sicilia.L'anno 1646 fu particolarmente calamitoso a causa di una grave carestia, aggravatasi per la minore disponibilità di carne in seguito ad una moria che distrusse quasi gli armenti bovini.
Il Vescovo Mons. Francesco Elia de' Rossi aveva distribuito fra gli indigenti seimila scudi, Siracusa era allo stremo. Il vescovo chiamò il popolo alla preghiera, facendo esporre sull'altare maggiore della cattedrale l'argenteo simulacro di S. Lucia ed indisse 8 giorni di suppliche.
Spuntava il giorno 13 maggio: un'arcana speranza s'insinuava nei cuori. Ed ecco che, mentre la cattedrale era gremita per la Messa solenne, una colomba, quasi a lieto presagio, fu vista aleggiare nel Tempio tre o quattro volte finchè si posò sul soglio del Vescovo tra l'ammirazione generale. Quasi all'istante si sparse la voce che nel porto avevano cercato riparo dei bastimenti carichi di grano e di legumi. La folla si agitò, si commosse e accertato l'evento gridò al miracolo e ringraziò S. Lucia. Fu fatto voto dal Senato siracusano e dal popolo che ogni anno nella prima domenica di maggio il simulacro di S. Lucia venisse trasportato nella chiesa del suo monastero ed ivi fosse esposto per 8 giorni.

La manifestazione sarà ripresa da Gino Cataudo.

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domenica 12 aprile 2009

LU TERNU DI LU STAZZUNARU (1910) di Ciccio Meli 1852-1932


LU TERNU DI LU STAZZUNARU
Carnaluvarata catanisa 1910
Una 'nvirnata a un mastru stazzunaru,
cci arrinisciu malissima daveru,
pirchì sempri chiuvennu paru paru
mai fici di travagghiu 'n jornu interu,
certi voti facìa menza jurnata
e certi jorna, mancu 'na trizzata.
'Ntantu duvìa, mischinu, sustintari
a cincu figghiareddi e la mugghieri,
e fu custrittu e furzatu di fari
la zazza a tanti latri pannitteri,
e sempri ccu ssi cosi accussì mali
passò tutti li festi principali.
Passò Natali e nun potti, l'affrittu,
a li so figghi dàricci 'n viscottu
passò Sant'Ajtuzza a pani schittu,
passò Carnaluvari senza cottu,
e San Giuseppi senza maccu e senza
ddu stissu pani pigghiatu a cridenza.
Sulu 'ntra li Pascuri cci 'nfruiu
ca tri grana a la riffa si jucau
e tri pi tri lu ternu ci nisciu,
e appena li dinari capitau,
a la mogghi e a li figghi, svinturati,
cci fici fari li festi attrassati.
Un magnificu pranzu cumminau
ccu diversi pitanzi e pani e vinu,
e tutti 'ntra 'nta vota 'mpastizzau
senz'ordini li festi: San Martinu,
Carnaluvari, li festi Pasquali,
San Giuseppi, Sant'Ajta e Natali.
Ficiru maccu ammuzzu, carni schitta,
pasta a lu sugu e pasta ccu ricotta,
cutuletti e ragù, sasizza fritta,
bròcculi, baccalaru e anciddi a ghiotta,
carni di prima fatta e spizzateddu,
brodu di vacca e arrustu di viteddu.
Dopu ssi pasti assai bunnanzijusi,
pi sgrascia vucca a tàvula ci misi,
'na cruvecchia di pira spavintusi,
ccu puma cola e ccu aranci maltisi,
'na gistra di lattughi 'ncappucciati,
ccu jacci, trunza e finocchi aruvati.
Pi fàricci di poi a li carusiddi,
tutti l'attrassi boni fisticeddi,
cci desi la citrata e li nuciddi,
caramelli, turruni e papareddi,
li scacciàti e crispeddi ccu l'anciova,
li cucciddati e l'aceddi ccu l'ova.
Pi fari la scinata cchiù cumpita,
fici tirminari a mascarata,
li robbi si livò, lordi di crita,
e si vistiu di fimmina 'ngrasciata,
e poi ccu 'n tambureddu tra li manu,
abballannu e sunannu nisciu 'n chianu.
E siccomu nun era tempu chiui
di mascarati, dui guardii allura,
cci avvicinaru e cci dìssiru: A vui,
siti in arrestu, viniti in Custura! -
E tutti due, accussì, unu ppi latu,
si lu purtaru 'nta lu Dilijatu.
Dicennuci: Signuri, stu signuri,
faceva li picciotti arribbillari,
ppi la ragiuni ca 'ntra lu Pascuri
jeva facennu lu Carnaluvari,
e pirciò nui l'avemu arrestatu
comu disturbatore mascaratu.
Lu Dilijatu cci dissi: Birbanti,
comu faciti vui pubblicamenti
lu mascaratu 'nta sti jorna Santi? -
E chiddu ci rispusi: Vossia senti,
ca cci la cuntu tutta la passata,
e cci la raccuntò, ma abbriviata.
Cci dissi, poi: Vossìa a Carnaluvari,
a lu so jornu cci fici l'onuri,
ma ju nun ci nni fici ca dinari
nun n'appi e mi curcai a cintiduuri,
ju li dinari l'appi a sta jurnata
e fici pranzu e Carnaluvarata.
Lu Dilijatu si fici capaci
ca la fami canina, a dd'infilici,
tuttu l'invernu nun ci desi paci,
e ppi lassallu libbiru, cci fici
di li so guardii li vesti livari
e ci dissi: Va jtivi a curcari! -
E chiddu, non appena lu lassau
lìbbiru, a la sò casa ssi nni ju,
e a la famigghia accussì ci parrau:
Dumani si campamu e voli Diu,
l'indumani di Pasqua avemu a fari
e l'indumani di Carnaluvari.
'Nfatti ca l'indumani, a prima basa,
calò e accattò di màsculi 'na pisa,
e la purtò 'n campagna a la za' Lisa,
e dda ficiru 'n jornu di sciampagna,
a li Trippunti, all'aperta campagna.
E poi, la sira, quann'è ca scurau,
ccu la famigghia 'n carrozza scinniu,
e daccussì li sordi ca pigghiau,
chiossai di la mità si li spinniu
ppi fari allianari a li figghi e mogghi
e ccu lu restu si pagau li 'mbrogghi.
Cicciu Meli

CANNOLU - Pitrè

Beddi cannola di Carnilivari,
megghiu vuccuni a lu munnu nun cci n'è;
ssu biniditti spisi li dinari.
Ogni cannolu è scettru di ogni Re;
arrivanu li donni a disirtari;
lu cannolu è la virga di Moisè;
cu nun ni mancia, si fazza ammazzari,
cu li disprezza è un gran curnutu affè!

VERSI POPOLARI

MARITARI
Giuvani ca vi aviti a maritari,
viniti ccà nni mia, ca vi cunsigghiu.
Nun vi faciti di donni 'ngannari,
comu 'ngannaru a mia poviru figghiu.
Cui mi prumisi robba e cui dinari,
cui mi prumisi la casa e lu stigghiu,
la prima sira ca m'avia a curcari
sì braci nun avìa, muria di friddu.

Pitrè

VERSI POPOLARI

LA LUNTANANZA
La luntananza 'un abbannuna amuri.
chiuttostu metti vampa 'ntra lu cori,
ju cuntu l'anni, li mumenti e l'uri,
jettu un suspiru e penzu a ddi paroli;
amuri mi turmenta tutti l'uri,
mi l'arrubbasti tu s'afflittu cori:
cu' fu chi t'assulviu? lu cunfissuri?
Nun si lassa l'amanti si 'un si mori!

L.Vigo Raccolta Amplissima

I PONTI di Armando Carruba

(SIRACUSA - ponte umbertino)
I PONTI
E ristasti 'mpicatu
a taliari 'a luna
farisi bedda 'nto mari.
E ristasti cchè vuci
ca parravunu o' cori
'nto celu d'Ortigia.
E ristasti accussì
comu un carusu
ascutannu 'u ventu.
E ristasti mutu
a taliari dda' navi
attraccari o' molu.
E ristasti a sunnari
ppi li to' figghi
'na vita d'amuri.
E ristasti picciriddu
appujatu o' curniciuni
di la to' carusanza.
E ristasti dda'...
'e ponti do' rettifilu.

Armando Carruba

MANGIAR SICILIANO


ACCIUGHE ACETO E PEPERONCINO

Ingredienti - acciughe, aceto di vino, aglio, prezzemolo, peperoncino, mollica, olio d'oliva.

Preparazione - pulite le acciughe eliminando testa e lisca e lavatele con cura anche con l'aceto. Tritate laglio, unitevi il prezzemolo, tritato anch'esso, il peperoncino e la mollica inumidita con l'aceto. Aggiungete l'olio e disponete il composto sulle acciughe. Mettete in frigorifero per un giorno e servite.


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venerdì 10 aprile 2009

VIA DULURUSA

Via Crucis al Dopolavoro ERG 20 marzo 2008. Maria (Imma Messana) sotto la croce (Francesco Garofalo) foto di Gino Cataudo. Maria passava ppi 'na strata nova
la porta d'un firraru aperta era
- Oh caru mastru cchi fai a st'ura?
- fazzu 'na lancia ccu tri pungenti chiova
- Oh caru mastru nun li fari a st'ura
di novu ti la paju 'a maestrìa
- Oh cara donna nun lu pozzu fari
ca unni c'è Gesù ci mettunu a mia!
- Oh caru mastru mi lu vo' 'nzignari
unn'è l'amatu figghiu di Maria?
- Oh cara donna, si lu vo' truvari
lu stissu sangu t'inzigna la via.
(POPOLARE)


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PROCESSO A GESU' - LA NUOVA SCENA

Le immagini si riferiscono ad una edizione della Via Crucis della NUOVA SCENA di qualche anno fa. Cliccare sull' immagine per ingrandirla.

martedì 31 marzo 2009

PASSIU SANTU à Chiesa del Carmine SR -


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'U PASSIU SANTU il 6 aprile pressola la Chiesa del Carmine a Siracusa.

SAGGIO


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lunedì 30 marzo 2009

A LIVELLA di Antonio De Curtis

Giuseppe Amenta e Giuseppe La Delfa deliziano il pubblico con LA LIVELLA del celebre Totò. anteaspoesie@yahoo.it

domenica 29 marzo 2009

INSIEME PER LA VITA - Festeggiamo la Primavera!



La poetessa Anita Popolo.

realizzazione video - Gino CATAUDO

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INSIEME PER LA VITA - Festeggiamo la Primavera!


La poetessa Lucia Campisi recita la sua poesia TUTTU.

Realizzazione video: Gino CATAUDO

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sabato 28 marzo 2009

Meraviglioso incontro FESTEGGIAMO LA PRIMAVERA!








Ieri sera presso la Pizzeria Fontana Ben Rye - via Turchia 4 - Siracusa, si è svolto un meraviglioso cenacolo poetico. Ha dato inizio alle "danze poetiche" il presidente dell'ANTEAS Agostino La Fata, e poi i poeti che hanno declamato versi propri e di altri autori. Un simpatico duetto Pippo La Delfa e Pippo Amenta, hanno deliziato il pubblico con LA LIVELLA di Totò, Giorgio Guarnaccia oltre a recitare la sua poesia su Ortigia ha interessato il pubblico con la sua ricerca sui mulini ch'esistevano a Siracusa (ricerca interessante inserita nel libro Ethnos) e poi Anita Popolo, Lucia Campisi, la sig.a Bellasai, Agostino La Fata, il vulcanico Pippo La Delfa (ha recitato poesie di Alda Merini), la voce calda di Pippo Amenta ed il sottoscritto che di Fefè Vaccaro, ho presentato 'U matrimoniu di Jachinu 'u vruccularu e Betta Arripazzatu.
Le foto e la realizzazione video a cura del simpaticissimo GINO CATAUDO.

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