martedì 30 settembre 2008

'U PATRINNOSTRU DO' CARRITTERI

Ogni bona mugghieri di carritteri si suseva quannu 'u maritu 'mpaiava, ci dava 'a truscia 'nta coffa e 'na buttigghia 'i vinu, e cci ricurdava di diri 'a prijera 'i San Giulianu:

Ti raccumannu maritu miu,
bon cristianu
si vo' junciri sanu,
'u patrinnostru a San Giulianu.

San Giulianu 'u 'Spitaleri (9 jnnaru) è 'u santu prutitturi d'ogni viaggiaturi, chiddu chi 'i porta 'n sarvamentu.

San Giulianu 'nta l'auti munti varda li passi e poi li cunti, tu li vardasti l'acqua e la via, vardami a mia e 'a me' cumpagnia

venerdì 26 settembre 2008

L'AMURI MIU di Paolo Valvo


L'AMURI MIU
Sì bedda comu 'u suli a primavera,
mari ti ciami, e comu 'u mari 'ncanti.
Giuisci lu me' cori ardentementi,
quannu s'abbìa 'ntra sti to' acqui calmi.
Sprazzi ri cielu d'azzurru-turchisi,
sunu 'i culura ri st'occi to' beddi.
Quannu m'ammiru 'nta li to' pupiddi,
tutti l'acciacchi tu mi fai passari.
'U to' prufumu è di rosi a lu sbucciari,
la to' vuccuzza è aruci comu 'u meli,
e li labbruzza ccì l'hai comu 'i cirasi.
'Nta 'sta vucca bedda, to' matri cchi ci misi?
Quannu ti stringi ccu passioni a mia,
mi fai rinasciri, comu l'aquila riali.
'N focu mi jardi 'n piettu mentri mi vasi,
e nè suli, nè luna ti puon'uguagliari.
I labbra sunu cordi e specchiu di lu cori:
sunu balsamu e 'guentu ca ristora.
Nun c'è sullievu chiussai ri 'na vasata,
ca ti runa la cumpagna to' 'nnammurata.
Binirittu l'amuri ca cci strinci e 'ncatina.
Vuogghiu 'ristari sempri accantu a tia,
pirchì sultantu tu sì 'a me' granni gioia
e tutta filicità, principissedda mia.
Paolo Valvo

mercoledì 24 settembre 2008

IL DIALETTO

Armando Carruba e sullo sfondo il paese di Milena in prov. di Caltanissetta. Carissimi amici,
Nel corso della riunione poetica del 20 c.m. ho esposto, in modo molto sintetico, la mia opinione sul dialetto per cui desidero cogliere l'occasione in questo blog,
per finire il concetto; dato che il poco tempo a disposizione nelle riunioni e la quantità d'argomenti e versi da presentare non lo permettono.
Da ragazzino, a casa mia si parlava l'italiano, poi scendevo in strada a giocare ed ero sfottuto per il mio parlare.
Così pian pianino ho imparato il dialetto siciliano, l'ho imparato male perchè i ragazzini (vivevo al Molo S. Antonio e giocavo con i miei coetanei delle Carcare)
imitavano nel parlare i "cuatti" (specie di malandrini di bassa portata) che nel parlare si strazzavano 'a vuci.
Percorrendo la Sicilia da Sud a Nord ed da Est a Ovest ci accorgiamo che il dialetto cambia in ogni provincia, in ogni comune, in ogni frazione e in città in ogni quartiere, a volte impercettibilmente a volte drasticamente.
IL DIALETTO E' UNA LINGUA PREVALENTEMENTE PARLATA.
Infatti il dialetto lo si impara in famiglia, nella stretta cerchia di parenti e conoscenti. Le parole, i suoni, le inflessioni, sono quelle della famiglia o della stretta cerchia, infatti non c'è una scuola per imparare il dialetto.
Dopo l'unità d'Italia, c'era bisogno di una lingua nazionale, una lingua scritta e parlata da tutti. Sarà l'italiano a dover essere la lingua ufficiale: una lingua colta, usata esclusivamente in letteratura, studiata a tavolino su un modello di dialetto toscano elaborato dai manzoniani. Il nuovo Stato anzichè incoraggiare e perseguire il bilinguismo, una ricchezza immensa, dichiara guerra ai dialetti.
Chi è che parla e scrive la nuova lingua? Fin da subito i pochi nobili e letterati e i colti borghesi. Tutti gli altri - compreso Vittorio Emanuele che parla piemontese e francese, parlano il loro dialetto.
Chi può manda i figli a scuola ad imparare l'italiano. L'operaio e il contadino, in situazione di disagio sociale, continuano a parlare il dialetto e trametterlo alle nuove generazioni.
Abbandonato dalle classi dominanti, il dialetto perde terreno nei confronti dell'italiano e già all'inizio del '900 chi lo parla come unica lingua conosciuta è connotato come persona di basso ceto, povera e ignorante.
Il colpo di grazia lo dà il ventennio fascista con il disprezzo che le autorità governative nutrono nei confronti del dialetto; portano a vietarne e sanzionarne qualunque uso nelle scuole.
Nel secondo dopoguerra si prosegue con immutata determinazione all'emarginazione del dialetto.
La scuola continua la sua opera demolitrice: chi non ricorda, nei temi, le righe di matita blu con la scritta "espressione dialettale"?
Il dialetto abbandonato da tempo dalla classe dirigente, viene abbandonato anche dalla classe media e dal popolino che vede nell'istruzione un mezzo per emanciparsi. In famiglia lo si parla sempre di meno e i giovani vengono scoraggiati a parlarlo. I nonni sono i primi a vietarne l'uso e a parlare ai loro nipoti in italiano, quasi sempre in modo povero e inadeguato.
L'interesse per il dialetto, dove esiste, è confinato a pochi studiosi, , che già sensibili alla perdita della lingua, cominciano a catalogarla, raccogliendo le variazioni locali, le forme lessicali e sintattiche.
Opera meritoria per biblioteche, ma quasi nulla dal punto di vista dell'emancipazione della lingua perchè non è più lo stesso dialetto del contadino, dell'operaio del pescatore...
Il dialetto non parla più di se stesso in dialetto, nei vari convegni e nelle serate all'insegne del dialetto ... si parla un'altra lingua: l'italiano.

martedì 23 settembre 2008

IL PIANTO DEL POETA di Giuseppe La Delfa


IL PIANTO DEL POETA
Sento la musica
con il pianto nel cuore,
vita contornata dal fango,
buttato a poeti inermi.
Ignobili viandanti miserabili.
Senza scrupoli hanno profanato
il tempio della cultura.
Violenti antenati barbari
gustano nel calice della menzogna
di una insaziabile sete di sangue,
novelli avvoltoi sulla via
dell'idolatria.
Ed io, piango le miserie umane
nella mia eterna solitudine.
Giuseppe La Delfa

GIROTONDO DI BIMBI di Lucia Campisi

GIROTONDO DI BIMBI
Il sole splende
fra le fronde degli alberi.
Attorno un profumo intenso di fiori
e uno svolazzare continuo
di farfalle festose.
Gli uccelli cinguettono felici
e fanno mille giri
nel cielo turchino.
Tre bimbi birichini,
tenendosi per mano
stretti, stretti
intrecciano felici,
un giocondo girotondo
nel giardino fiorito.
Le loro risate
echeggiano tutt'intorno,
come acqua pura, argentina, cristallina,
che, attraverso alpestri caverne,
si riversa poi fragorosa,
dolce, timida,
nella discreta pace di un giardino,
creando una sublime musica.
I bimbi cantano,
saltellano festosi.
I loro visi sono giulivi, ridenti,
le loro chiome sono
d'oro lucente.
Ad un tratto,
s'accorgono
non senza meraviglia,
che il tempo è passato
e il tramonto,
coi suoi rosei raggi,
è arrivato

Lucia Campisi

CUORE DI GHIACCIO di Giuseppe La Delfa


CUORE DI GHIACCIO
Alfeo dal cuore di ghiaccio,
che hai perso l'amore
ai piedi d'Archimede.
Così Aretusa,
baciata dalla rugiada del mattino,
vede svanire il sogno della vita
sulle pietre antiche maculate dal tempo,
sono lacrime di bimba innamorata,
forse è triste per sempre nella notte.
Giuseppe La Delfa

lunedì 22 settembre 2008

BUON COMPLEANNO !

Tanti auguri di BUON COMPLEANNO al prof. Arturo Messina che oggi compie 79 anni !!!

domenica 21 settembre 2008

FEDERICA PISTRITTO

Una ventata di gioventù ieri sera nel corso della riunione poetica; la poetessa Federica Pistritto recita una poesia. Federica sei sulla buona strada ...!

Realizzazione video: Gino Cataudo

LA NUOVA SCENA al Premio ABBATE di Caltanissetta


cliccare sull'immagine per ingrandirla da sx : Paolo Sipione, Pippo Bianca, Gaetano Monterosso, Nadia Iemmolo, Bianca Reale, Armando Carruba, la regista Rosa Peluso e due attori del Teatro Nisseno.

FILUMENA MARTURANO di Eduardo De Filippo, tradotto in dialetto siciliano da Lia Vella, Dora e Rosa Peluso ha ottenuto a Caltanissetta 4 premi: 2 ai protagonisti Dora Peluso (Filumena Marturano) e Pippo Bianca (Domenico Soriano); 1 per essere stato votato dal pubblico come miglior spettacolo e un altro premio l'ha assegnato la giuria.
Il lavoro, sotto l'attenta regia di Rosa Peluso, è stato interpretato da Dora Peluso, Pippo Bianca, Armando Carruba, Bianca Reale, Alberto Carruba, Maria Grazia Di Giorgio, Cetty Messina, Nadia Iemmolo, Paolo Sipione, Gaetano Monterosso, Salvatore Lutri

SERATA DANZANTE E DECLAMAZIONE POESIE - 18 settembre 2008 -

La poetessa Rosalba Randone e la pittrice Ida. Foto di Gino Cataudo
Il presidente ANTEAS di Siracusa, Agostino La Fata, apre la serata danzante con contributo poetico nelle pause. E' stata una serata magica immortalata dalle foto di Gino Cataudo!

la coppia più bella del mondo! Lucia e Gino aprono le danze!


i balli di gruppo sono belli perchè ognuno li balla come vuole, basta che si balla... abballamu!








quannu si sapi ballari ... si balla!





ballo di gruppo!






è la volta di un lento. . .







Da sx Giuseppe La Delfa (di spalle) la poetessa Lucia Campisi, il segretario FNP Pasquale Garipoli e signora








la classe non è acqua!









I DUE PPIU'










in primo piano PINO CULTRERA! - foto Gino Cataudo











I DUE PPIU' in azione !!! foto GINO CATAUDO












SERATA DANZANTE E DECLAMAZIONE POESIE - 18 settembre 2008 -

Si balla dintra ... e si balla fora 'o friscu!!!
W LA PIZZA !

Qui si mangia! da sx Pippo La Delfa, Armando Carruba, Rosalba Randone, Ida.


che coppia ragazzi !



ma sti pizzi, arrivanu o nun arrivunu?




che figure ragazzi! la coppia più ammirata della serata!












ma quannu si mancia?







e vai col liscio.... !








Un'attrice della Compagnia ANTEAS declama una poesia









Il presidente ANTEAS, Agostino La Fata tra i coniugi Gino Suma e Lucia Lombardo










Il poeta Giuseppe Amenta dedica una sua poesia d'amore alla sua metà e a tutti gli innamorati presenti











Il cantante Paolo dei DUE PPIU'












Il poeta Giuseppe Amenta e gentile signora













Simpatiche battute tra Giuseppe La Delfa e Armando Carruba














la coppia più ammirata della serata per i passi di danza!















Giuseppe La Delfa scambia delle battute con Lucia Zappalà
















Giuseppe La Delfa nelle vesti dell'intrattenitore della serata ARRIVEDERCI ALLA PROSSIMA !

















venerdì 19 settembre 2008

IL PRIMO GIORNO DI SCUOLA (da I RAGAZZI DEL MOLO S.ANTONIO di Armando Carruba)

Armando Carruba si avvia al 1 giorno di scuola in 1a media anno 1955. (a lato il fratello Gerlando)
IL PRIMO GIORNO DI SCUOLA
Era il primo giorno di scuola, si ritornava sui banchi dopo le vacanze estive passate a fari i bagni al molo S. Antonio, a giocare interminabili partite di pallone, ad aiutare il padre o i fratelli al lavoro, a fare qualsiasi cosa pur di contribuire al bilancio familiare.
Antonio, con la cartella e grembiule nero, fiocco rosso e un bel numero romano V a significare la frequenza alla quinta classe elementare, andò a casa di Salvatore così assieme si sarebbero recati a scuola in via G. B. Perasso.
Salvatore non era pronto, gli ultimi ritocchi al fiocco rosso che inspiegabilmente si slegava sempre e una poderosa pettinata a quei capelli che poche volte avevano avvertito odor di pettine, e adesso si ribellavano tanto che per tenerli fermi sua madre usò il succo del limone; e poi giù di corsa per le scale!
In via Malta incontrarono Arturo, Angelo e Gino; un'occhiata d'intesa e di corsa per via Tripoli, la macchina del ghiaccio era già in funzione, a piene mani presero quello macinato e prima che l'addetto li rimproverasse s'avviarono a scuola.
Quanta gente quel giorno! C'era il figlio del dottore accompagnato in macchina, quella balilla che tutti ammiravano come se fosse una delle sette meraviglie, le mamme tenevano i bimbi per mano, loro erano soli e per questo motivo si sentivano già grandi; presente anche l'omino della cicci bella col suo caratteristico bandezzare.
L'anziana bidella dai capelli bianchi, invitò i picciriddi ad entrare in fila per due, e a passo militare salirono le scale vociando.
La bidella dai capelli bianchi riempì i calamai d'inchiostro tanto che alcuni di essi traboccavano; la nuova maestra avvertì subito che quei bambini avevano voluto un gran bene al maestro che immaturamente era scomparso, e mandò il più grandicello a comprare delle caramelle per tutti.
Si era acquistata la simpatia della scolaresca, delle domande a ciascun bambino e pronti a scrivere il pensierino su come avevano trascorso le vacanze estive, un modo come un altro per poter fare la radiografia a ciascuno di loro.
Era così iniziato l'anno scolastico, evidenziato in seguito dalla disgrazia della Nuona Margherita, lo sfortunato peschereccio saltato in aria mentre recuperava residui bellici nel porto di Siracusa.
I bambini poveri potevano usufruire di un piatto caldo a mezzogiorno alla refezione scolastica, alcuni di essi portavano un pò di pasta a casa, ai fratellini che ancora non andavano a scuola e al babbo e mamma che in questo immediato dopoguerra, con tutta la loro buona volontà non riuscivano a sbarcare il lunario.
Anni da non dimenticare, ma mai come allora le famiglie furono così unite e tutti si volevano bene; oggi che abbiamo tutto, spesse volte ci accorgiamo che non possiediamo nulla.


Armando Carruba

mercoledì 17 settembre 2008

USANZE E SUPERSTIZIONI

Carlentini (SR) L'ABBITU DA SPOSA
Ancora oggi c'è l'usanza, che il fidanzato non veda la fidanzata che cuce o che provi l'abito che indosserà per la cerimonia, perchè è cattivo auspicio per gli sposi.
Il fidanzato non può vedere beabche la fidanzata nella giornata stabilita per la cerimonia.
Egli la incontrerà in chiesa all'ora della celebrazione.
da CARLENTINI PAESE MIO di Alfio Caltabiano

per contattarci - anteaspoesie@yahoo.it

giovedì 11 settembre 2008

INSIEME PER LA VITA - Ballo di fine estate -

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Giorno 18 settembre 2008 alle ore 20,30 INSIEME PER LA VITA - Ballo di fine estate -
Nel corso della serata, interventi poetici dei vari poeti presenti in sala.
per contattarci anteaspoesie@yahoo.it

mercoledì 10 settembre 2008

PORTU DI MISSINA - popolare

MESSINA - il porto. LU PORTU DI MISSINA
Quantu è beddu lu portu di Missina
è chiddu ca criàu tanti dinari (1)
di quantu porti c'è, porta la cima
chi sempri sparma banneri riali;
ci su' 'ncostu Milazzu e Taormina,
Mascali e tutti i beddi casali; (2)
cu cerca beddi, vaja a la Catina
ca di Mascalucia su' naturali
(popolare)

(1) = per il porto franco

(2) = I 12 casali della Contea di Mascali: Nunziata, Tagliaborsa, San Leonardo, Riposto, Torre Archirafi, San Matteo, Macchia, Sant'Alfio, San Giovanni, Milo, Dàgala, Santa Maria la Strada, Giarre.

(3) = Aci Catena

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SANTA SOFIA a Sortino

Il 10 settembre si festeggia la patrona di Sortino, Santa Sofia: si tratta di una delle più antiche feste religiose della Sicilia. La prima edizione venne celebrata nel 1538, quando con bolla del Papa Paolo III Sofia venne proclamata Santa, Patrona e Tutelare di Sortino.
La storia di Santa Sofia è collocata nel II secolo d.C. nel periodo bizantino. Ed è proprio sull'esistenza di questa Santa che si intrecciano storia, mito, leggenda e tradizione. Si tramanda che Santa Sofia abbia trascorso la sua breve esistenza in questi luoghi iblei. Discendente da una famiglia pagana si convertì al cristianesimo e per questo pagò con la vita, per opera dell'imperatore Costante. Da 470 anni questa storia si rinnova in un tripudio generale quando, alle 11 del 10 settembre, il simulacro di Santa Sofia si affaccia sul sagrato: la maestosa e spettacolare "sciuta". Dopo la vendita dei doni all'asta, il fragore assordante di migliaia di mortaretti, le raffiche di "zavareddi" e le marce musicali precedono la processione dei devoti, che portano in spalla la Santa, le Vare e la Reliquia.

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venerdì 5 settembre 2008

FILUMENA MARTURANO

Cliccare sulle immagini per ingrandirle.


Filumena Marturano (Dora Peluso) e Domenico Soriano (Pippo Bianca)


Dora Peluso, Nadia Iemmolo, Pippo Bianca



Gaetano Monterosso, Salvatore Lutri, Paolo Sipione, Pippo Bianca




Gaetano Monterosso e Cettina Messina





Bianca Reale e Armando Carruba
Ieri 4 settembre 2008, per la 4 edizione del Teatro Popolare nisseno, LA NUOVA SCENA di Siracusa ha presentato FILUMENA MARTURANO di Eduardo De Filippo regia Rosa Peluso, in dialetto siciliano.
Successo di pubblico e critica.
foto Gino Cataudo