venerdì 28 novembre 2008

PORTATORI DI SANTA LUCIA

Le riprese sono sempre dell'ottimo Gino Cataudo, che sottolineano l'ingresso in Cattedrale il 13 dicembre 2007 dei portatori della processione di Santa Lucia.

Bravo Gino a cogliere l'attimo!

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SANTA LUCIA PATRONA DI CARLENTINI - Alfio Caltabiano


(Copertina del libro di Alfio CALTABIANO "SantaLuciuzza Bedda" Patruna di Carruntini)
SANTA LUCIA Patrona di Carlentini
Scrive l'amico e poeta ANTEAS Alfio Caltabiano: Carlentini è un paese giovane. Fu costruita per ordine di Carlo V nell'anno 1551, e fu chiamata Carleontina in suo onore. Il paese sorse sul colle Meta Grande, alto circa 600 metri sul livello del mare, come punto di strategia militare. Furono costruite per prima una fortezza e poi le mura di cinta attorno alla futura Carlentini, che pian piano incominciava a sorgere e a crescere e a popolarsi di persone e di case. Furono i primi abitanti carlentinesi che, seguendo l'antica usanza di mettere sotto la protezione di un santo il proprio paese, scelsero come patrona protettrice ed avvocata la Vergine e Martire siracusana Santa Lucia e il giorno 15 del mese di marzo del 1621 ne fecero la proclamazione. Nella Chiesa Madre di Carlentini si trova la cappella decorata di Santa Lucia in stile barocco.

CAMINANNU PPI ORTIGIA di Armando Carruba


(immagini prese dal sito: http://www.basilicasantalucia.it/)
CAMINANNU PPI ORTIGIA
Comu 'n amicu ca perdi di vista
e lu scontri 'ntra jornu di festa
accussì t'ancuntrai Ortigia mia
lu tridici dicembri ppi S. Lucia
Ju tiru avanti cche' soliti guai
ma tu, scusa, beni nun stai
comu canciasti completamenti
'nto giru di na para d'anni?
Forsi ssì vecchia e nun teni u passu
a chiddu ca oggi chiamanu progressu
ca la genti la custringi a stari
sempri cchiù vicinu 'e cimineri.
Lassamu perdiri sta malincunia
almenu oggi ca è Santa Lucia
talìa 'stu ciumi di cristiani
ca la Santa vonu salutari.
Sai t'haju 'a diri na cosa
era tantu ca nun scinnevu a Sarausa"
Mi dici di bottu me' mugghieri
ca già si livò i scarpi dde' peri.
Mi veni di fari na cunsiderazioni
si tu Ortigia dumani, finisci e mori
a ccu lu dicu ccu aria pumpusa:
Staju vinennu! quantu scinnu a Sarausa!
Sarausa ssì tu isula mia
talìa passa Santa Lucia
parrati palazzi, strati, monumenti
Idda vidi e nun nega nenti.
Canusci 'a Raziedda e Masciarrò
sapi dda' casa ca si sdirrubbò
e si 'n jornu Ortigia morirà
canciamuci nomu a 'sta città
Armando Carruba

giovedì 27 novembre 2008

CCA LA VULEMU LA NOSTRA PATRUNA di Salvatore Grillo

(immagine presa dal sito http://www.basilicasantalucia.it/)
Il poeta Salvatore Grillo, scomparso nel 1995, è il famoso autore di tante canzoni siciliane come SICILIA che si può considerare l'inno di quest'isola
o CUMMARI UNNI JTI A MATINATA, L'AVO' etc.
CCA LA VULEMU LA NOSTRA PATRUNA
Luci ca t'addumasti a tempu anticu
e mai t'astuti ppi l'eternitati,
l'Onniputenti Diu ca ti fu amicu
ti fici stidda di 'sta gran citati.
Tu, ca vincisti lu 'nfernu e lu focu,
ppì l'amuri di Cristu, marturiata,
cca fu lu tò rizzettu e lu tò locu
ma dormi fora di la patria amata.
Quasi mill'anni ca dura 'sta cruci!
E nui Lucia, facemu a Tia curuna,
spirannu ca la sorti si cumpiaci.
Sarausani, jttamu 'na gran vuci:
Ccà la vulemu la nostra Patruna!
finu ca nun torna nun avemu paci!
Salvatore Grillo


SANTA LUCIA - fede e fatica



Nasce da una forte devozione l'esigenza di partecipare personalmente alla grande fatica spesa durante il trasporto a spalla del simulacro di Santa Lucia. Circa novecento persone, molte delle quali siracusane, sono attualmente iscritte all'albo dei portatori istituito dalla Deputazione della Cappella di Santa Lucia, destinati al trasferimento della pesante statua nelle due feste di dicembre e di maggio.
Una tradizione che nasce tra i picciotti dei falegnami siracusani quando le officine dei loro mastri si occupavano di tutte le strutture realizzate in legno destinate alla conservazione e al trasporto durante le processioni. Oggi il panorama dei portatori, con il caratteristico berretto verde, è cambiato significativamente, tra loro militano anche professionisti, operai e studenti.
La Deputazione richiede un'età tra i 18 e i 60 anni, un certificato di sana e robusta costituzione e una personale dichiarazione che esclude demeriti procurati da azioni contro la morale.
Per consentire a tutti di espletare il faticoso compito vengono istituiti dei turni con la suddivisione di tutti i richiedenti tra la festa di dicembre e quella di maggio e durante le singole processioni.
Dal 1990, inoltre, dopo il terremoto della notte tra il 12 e il 13 dicembre, per una porzione di percorso del ritorno, dalla metà di corso Gelone alla metà di corso Umbero I, 48 vigili del fuoco si sostituiscono ai berretti verdi della Deputazione. La tradizione nasce nel 1990 quando la processione fu solamente svolta all'interno di piazza Duomo e il simulacro, per ragioni di sicurezza, fu portato dai Vigili.

LA FESTA di Santa Lucia

La festa di Santa Lucia si svolge due volte l'anno, il 13 dicembre e la prima domenica di maggio, per due ragioni diverse.
In dicembre si celebra da immemorabile epoca la morte di Lucia, vergine e martire siracusana, avvenuta nell'anno 304 d.c. mentre in maggio si celebra Santa Lucia delle quaglie in ricordo della fine della carestia del 1646.
La traslazione del simulacro, all'altare maggiore, in entrambi i casi, è una delle operazioni più seguite da secoli.
Il simulacro viene infatti esposto ai devoti dopo un lungo periodo di attesa durante il quale è rimasto chiuso all'interno della teca nella cappella.
Il giorno successivo viene dedicato alla processione, con le reliquie e il simulacro lungo le vie della città sino alla basilica di Santa Lucia in borgata.
Molti devoti, secondo un'antica usanza, seguono il corteo a piedi nudi e con abiti verdi.

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SANTA LUCIA - tra passato e futuro

E' stata certamente la visita del Patriarca di Venezia, nel 1988, uno degli eventi più significativi nella storia della festa di Santa Lucia.
Il cardinale Marco Cè presiedette la solenne concelebrazione eucaristica del 13 dicembre e questo costituì un avvenimento particolare per la nota conflittualità tra Venezia e Siracusa, scaturita dalla permanenza del corpo della Santa nella chiesa veneta di San Geremia, lontana dunque dalla città natale e dalle migliaia di fedeli e devoti.
L'evento fu un chiaro inizio per il miglioramento dei rapporti e sancì lo spirito di comprensione e di comunione anche di fronte ad interessi seppur nobili e legittimi, e che portò in seguito - anche se per solo una settimana - il corpo di Santa Lucia a Siracusa.
Un altro evento che segna la storia recente della festa è il terremoto della notte tra il 12 e 13 dicembre 1990. L'ottavario subì una drastica riduzione delle iniziative in programma, mentre la devozione dei fedeli era più che mai tangibile in un momento così delicato per la città e per tutti i residenti della Sicilia orientale.

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SANTA LUCIA

La canzone Santa Lucia cantata dal bravo Franco Ferrini sotto l'attenta regia di Gino Cataudo!!!

mercoledì 26 novembre 2008

LUCIA - Martirio lungo 17 secoli

( Da un articolo del quotidiano LA SICILIA del 13 dicembre 2004 di Giuseppe Aloisio)

Da sempre i fedeli siracusani hanno chiesto e voluto nel capoluogo i resti mortali della loro Patrona. Le vicissitudini che ha subito il suo corpo dopo il martirio hanno dell'incredibile: L'imperatore Diocleziano perseguitò i cristiani che verso il 300 a.C. erano molto numerosi anche a Siracusa, dove il 13 dicembre 304 la giovane vergine Lucia subì il martirio sul quale le fonti sono discordanti. Gli "atti latini" riferiscono che venne trafitta, mentre il "Codice Papadopulo" (greco) che venne decapitata. Il capo della Santa conservato a Venezia, appare staccato dal busto e dalla spina dorsale; infatti la decapitazione era il genere di supplizio riservato alle persone di nobili natali. Dopo il martirio il suo corpo venne depositato in un preesistente cimitero paleocristiano che successivamente venne ingrandito a Sud in epoca post-costantiniana (attorno al 350) con un tipo di gallerie nuove per Siracusa. Dopo la dominazione araba, iniziata nell'878, i normanni ripristinarono il cristianesimo e il culto della Santa siracusana ritornò alla luce del sole, dopo che le reliquie erano state nascoste dentro un loculo delle vicine catacombe. Ciò avvenne sotto il regno di Tancredi nel 1115. Ma prima un vecchio cristiano, indicò al generale bizantino Giorgio Maniace (venuto a Siracusa e in Sicilia per liberarle dagli arabi) il luogo dove erano state nascoste le spoglie della martire. E così, Maniace, all'insaputa di tutti estrasse dalle catacombe il corpo di Lucia e lo trasportò, assieme ad altri corpi di martiri, come Sant'Agata di Catania, Sant'Eutichio e San Clemente, a Costantinopoli per farne dono alla cattolicissima imperatrice Teodora. Ma nel 1204, Costantinopoli cadde in mano ai crociati e il doge Enrico Dandolo portò solennemente a Venezia il corpo di Lucia, custodito nella chiesa di San Giorgio Maggiore dai monaci benedettini. Nel 1280 un altro trasferimento nella chiesa parrocchiale di Santa Lucia e dopo quasi 600 anni, l'11 luglio del 1860, abbattuta questa chiesa, le sacre spoglie, perfettamente e miracolosamente ben conservate, furono trasportate nella chiesa di San Geremia che da allora fu chiamata anche di Santa Lucia.

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venerdì 14 novembre 2008

LA CASA DEL '900

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giovedì 13 novembre 2008

PROVERBIO POPOLARE

L'Etna vista dal mare. L'amuri è comu 'u citrolu, 'ncumincia duci e finisci amaru

L'amore è come il cetrolo: comincia dolce e finisce amaro

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mercoledì 12 novembre 2008

PROVERBIO DEL GIORNO IN VERSI - Santo Rapisarda

fontana in piazza delle Poste - SIRACUSA MEGGHIU PICCA GODIRI, CH'ASSAI TRIVULIARI
Chì giuva all'omu avaru tantu aviri,
si campa allammicatu pr'acquistari?
Chi giuva a chiddu ca nun sa gudiri
di la so robba, e di li so dinari?
Filici dd'omu sulu avemu a diri,
ca si sà di lu pocu cuntintari;
megghiu gudiri picca e non suffriri,
ch'aviri beni assai, e trivuliari.
Santo Rapisarda

MEGLIO POCO GODERE CHE ASSAI TRIBOLARE - Che giova all'uomo avaro tanto avere, se vive tutto teso ad acquistare? Che giovano, a chi non sa godere, la roba, le ricchezze e perle rare? Felice l'uomo, solo dobbiamo dire, che del poco si sa accontentare: meglio godere poco e non soffrire, che avere molti beni e tribolare.

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lunedì 10 novembre 2008

FAVOLE MORALI di Giovanni Meli



LU SURCI E LU RIZZU
Facìa friddu, ed un surci 'ngriddutizzu
mentri sta tra la tana 'ncrafucchiatu,
senti a la porta lamintari un rizzu
chi ci dumanna alloggiu, umiliatu:
"Jeu, dici, 'un vogghiu lettu, nè capizzu;
mi cuntentu di un angulu, o di un latu,
o mi mettu a li pedi 'mpizzu 'mpizzu
basta chi sia da l'aria riparatu."
Lu surci era bon cori, e spissu tocca
a li bon cori agghiùttiri cutugna;
sù assai l'ingrati, chi scuva la ciocca!
Trasi lu rizzu, e tantu sicc'incugna
chi pri li spini lu surci tarocca,
e dispiratu da la tana scugna:
e dicchiù lu rampugna
l'usurpaturi, e jia gridannu ancora:
"Cu punciri si senti nèscia fora".
Giovanni Meli
IL SORCIO E IL RICCIO - Faceva freddo, ed un sorcio intirizzito - mentre sta nella tana rannicchiato - sente sulla porta lamentare un riccio - che gli domanda alloggio, umiliato - "Io, dice, non voglio letto nè capezzale, - mi contento di un angolo, o di un lato - o mi metto in piedi in punta in punta - basta che sia dall'aria riparato." - Il sorcio aveva buon cuore, e spesso tocca - a chi ha buon cuore inghiottire cotogne; - son molti gl'ingrati, che scova la chioccia! - Entra il riccio, e tanto gli si accosta - che per le spine il sorcio bestemmia - e disperato dalla tana sfratta: - e di più lo rampogna - l'usurpatore, e andava gridando ancora: - "Chi pungere si sente esca fuori!"