mercoledì 20 febbraio 2008

STRETTO DI MESSINA

Un tempo, dicono, quello stretto non c'era,/ i due paesi erano uno, senza l'interruzione/ causata da una forza immensa e da un'enorme/ rovina (così il tempo può mutare le cose)/ il mare penetrò violentemente in terra/ separò con le onde i campi dell'Esperia da quelli siciliani, e scorre ribollendo/ come un fiume impetuoso fra le città e i coltivi divisi da due spiagge. (Virgilio: Eneide; c.III vv. 504-512 trad. di Cesare Vivaldi Ed. Edisco, Torino)

Così Virgilio parla della separazione della Sicilia con il resto dell'Italia, e poco dopo nel racconto che Enea fa a Didone delle proprie vicende, troviamo inserita questa descrizione di alcuni aspetti dei paesaggi dell'Isola.
Il porto, non turbato dal vento, è vasto e tranquillo/ ma li vicino Etna tuona con spaventose/ rovine; a volte erutta sino al cielo una nube/ nera, spire di fumo e di cenere ardente,/ leva globi di fiamme a lambire le stelle/ a volte scaglia macigni strappando via di slancio/ con un gemito rocce liquefatte, bollendo/ nel fondo del suo cuore. (c.III vv. 697-705)

1 commento:

Anonimo ha detto...

grazie per aver visitato il mio sito, certo è tutto ancora da riempire ma cercherò di impegnarmi di più (tempo permettendo) un abbraccio e a presto