domenica 25 gennaio 2009

TREBBIA di Oreste Reale

TREBBIA
Piantato, come quercia
che non crolla all'impeto
turbinoso dei venti,
bruna la pelle, bronzea,
lucida di sudore, sta
il villano in mezzo all'aia,
maestoso.
Le briglie strette nella manca
e nella dritta la frusta,
canta con voce modulata e acuta,
una nenia che colma la calura
e s'immerge in quell'oceano giallo.
Gira, attorno a lui trottando,
la pariglia a calpestare spighe
e farne grano. E se s'arresta
o se rallenta appena, l'uomo
deciso ad affrettar la scuote
e squarcia l'aria un poderoso "addà!"
e schiocca la frusta
a lambiere la groppa.

Oreste Reale

per contattarci - anteaspoesie@yahoo.it

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Questa di O. Reale è una poesia che con accuratezza narra un tratto della mia vita trascorsa in Sicilia.

Il contadino, di solito piccolo di struttura fisica, al centro dell’aia, durante la trebbiatura, aveva una foggia gigantesca. Lo avevo paragonato sempre ad un albero imponente, ma mi piace ora leggere che Reale vede in lui la solennità di una quercia.

La trebbiatura con i muli era lo spettacolo più suggestivo di tutti i lavori che il contadino eseguisse durante l’anno.

Ti ringrazio di aver pubblicato quest’opera. E’ un angolo remoto della mia Sicilia che ancora bolle nel mio sangue.

Cari saluti. Mariano

ANTEAS Cenacolo poetico dialettale ha detto...

Mariano! che piacere leggerti e per di più in una poesia di un mio carissimo amico, uscito dalla scena della vita, un uomo di cultura, SICILIANO attaccato alla sua terra e soprattutto un amico.
Grazie Mariano!

armando