domenica 9 marzo 2008

USI E COSTUMI SICILIANI - Nascita

Non è necessario che la gravidanza duri nove mesi precisi. Solo la madre di Maria stette incinta tutto quel tempo. Novi misi giustu dice il proverbio, stetti la matri Sant'Anna. (Carini)
La culla del futuro neonato si prepara di Mercoledì e vi si attaccano cose sante per guardarla da spiriti maligni. (Canicattì) Le cose sante cono immaginette chiuse in sacchettini.
In una casa dove la moglie è incinta, se il marito raccoglie per terra un ago, è segno che il nascituro sarà maschio; se uno spillo, femmina (Trapani)
Se nella camera di una donna soprapparto è una donna in disgrazia di Dio, cioè disonesta, quella corre pericolo di vita. Un mezzo c'è affinchè il pericolo sia scongiurato: che qualcuno, all'insaputa della mala femmina, capovolga una scarpa di casa (Favignana)
Quando una donna non può partorire, quelle del vicinato accorrono e l'aiutano con preghiere a S. Leonardo (1), e specialmente ad una Madonna che si venera in una cappelletta fuori l'abitato, e che è invocata con queste parole:
Bedda Matri di la Purtedda,
scatinati 'sta puviredda,
pi lu Figghiu chi aviti 'n brazza
cunciditicci 'sta grazia!

(1) Per eufemismo il popolo scambia S. Leonardo con Santa Leocarda, che in Palermo, perchè affretti il parto, s'invoca così:
Santa Liucarda
'na dogghia presta e guagliarda!

(da Giuseppe Pitrè - Leggende, usi e costumi del popolo siciliano - Brancato Editore p.111)

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