giovedì 13 marzo 2008

SIRACUSA - Processione figurata della Domenica delle Palme del 1850.

La commemorazione dell'entrata di Gesù in Gerusalemme per la Domenica delle Palme si traduce in Siracusa in una rappresentazione muta: teatro, l'antica chiesa del Carmine.
Presso la balaustra di ferro che chiude l'altare maggiore, è un asinello in carta-pesta, di naturale grandezza, pitturato di fresco con cavezza inargentata, e laminette di rame e colori e fronzoli. Lo cavalca Gesù, che con la sinistra regge le redini e con la destra in alto benedice. Ha veste porporina fino al collo e parte del petto bianco, ampio mantello azzurro con artistiche pieghe, aureola (taddema) capelli lunghi, inanellati, viso incorniciato da barbetta bionda, e divisa, secondo la tradizione, sul mento.
Dalla sagrestia per un'angusta porticina, si riesce in una vicina chiesetta di proprietà degli ortolani, che fanno appunto la festa. In essa stanno seduti dodici poverelli, che devono rappresentare i dodici Apostoli.
Sono le 11. La chiesa del Carmine viene chiusa per raffigurare Gerusalemme. Il Cristo in groppa all'asinello viene alzato e condotto a mano sopra una barella. I dodici apostoli in tunica bianca, con un gran pane a corona (cucciddatu) infilato ad un braccio, a due a due, preceduti da uno stendardo ed accompagnati da un tamburino, procedono un poco per la chiesetta, indi escono da una porta laterale all'aperto. La via è gremita di gente, affollate sono le finestre le terrazze e anche i tetti. La processione avanza, il tamburo strepita le campane suonano tutti gridano. Nella gradinata del monastero di fronte (il Ritiro) brulica un fitto sciame di bambini allegri, sorridenti e schiamazzanti. Il Cristo avanza verso la porta e i vecchi, malfermi, malandati apostoli lo circondano. Si bussa a quella porta: ed il noto coro dentro la chiesa canta; altro coro di fuori risponde... e la porta si apre, anzi addirittura si spalanca e Cristo entra in trionfo fea grida giulive del popolo, che vi irrompe come onda furiosa, scampanìo generale, sparo di mortaretti, suono della banda musicale e organo.
A tanto spettacolo un ricordo di questa Festa di lu Signuruzzu a cavaddu rimane nei fanciulli: quello di un angelo di marmo dentro la sagrestia del Carmine, angelo annerito dal tempo, dal naso come pesto, in ginocchio, con le mani incrociate sul petto; quell'angelo era minacciato come essere pauroso ai bambini irrequieti e proprio nella Domenica delle Palme baciato da essi (1).

(1) L'Illustrazione popolare, vol XXVII, n.13 Milano, 30 marzo 1890 - Giornale di Sicilia, a XXXI, n.94. Palermo, 24 marzo 1892

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