A PALLA 'O MURU
Era un gioco di femminucce, e potevano partecipare due o più ragazzine.
Fatto il tocco per stabilire il turno, la prima, libera di muoversi come voleva, cominciava, lanciava la palla al muro per dieci volte e doveva riprederla con le mani, senza farle toccare terra e cantelinando:
Ooohè!
'a mamma nun c'è
ju accattari
cu Rusalia
rosamarina
'u papà
ch'è scarpareddu
mancia e vivi
'nto 'rinaleddu
Poi doveva continuare per altre dieci volte, doveva battere la palla al muro e riprenderla, stando con i piedi fermi sempre in un punto e cantelinando sempre la stessa strofa.
Poi lo stesso con il piede destro per dieci volte.
Ancora lo stesso con il piede sinistro per dieci volte.
Ora standosu tutti e due i piedi, ma prima di prendere la palla ribattuta doveva battere le mani.
Prima di prendere la palla ribattutta battere le mani due volte.
Batterle una volta dietro la schiena e una volta davanti.
Ripigliare la palla rigirando le mani a pala di mulino.
Ripigliare la palla ribattuta, mettendo le mani a "portafiori" (congiungendo i polsi e allargando le palme).
Riprendere la palla ribattuta a "tavolino" (battendo le mani sulle cosce e piegando le ginocchia).
Se durante le varie evoluzioni la palla cadeva a terra, chi stava giocando si faceva da parte e passava la palla all'altra che cominciava, o, durante il gioco riprendeva da dove aveva sbagliato.
Vinceva colei che faceva bene e per prima tutti i cento colpi.
venerdì 27 febbraio 2009
SENZA FINIRE di Ester Avanzi
MESTIERI DI UNA VOLTA - 'U Luppinaru
Siracusa, anni 1940/50, di sera in Ortigia in Via del Labirinto, quando il vento insegue pensieri nei vicoli, è come se ascoltassimo una voce lontana che gioca a nascondino da cantone a cantone "'u lupp - i - naru!".
Quegli anni in cui Minico con il suo paniere pieno di lupini, tagliava sotto il vento e la pioggia i vicoli d'Ortigia.
Parlava poco, portava una palandrana nera e lunga, e un cappello calato negli occhi.
Usciva a tarda sera a vendere i lupini, entrando e uscendo per le Cantine dove trovava chi facilmente comprava la sua merce.
Possiamo diri che Minicu era figlio del vento d'Ortigia, forse lui stesso vento quando bandezzava.
Ancora oggi, nelle fredde serate al Labirinto, quando il vento alza la polvere, puoi sentire una voce che faceva pensare... Minicu: 'U Lupp - i - naruuu !
per contattare questo blog: anteaspoesie@yahoo.it
Quegli anni in cui Minico con il suo paniere pieno di lupini, tagliava sotto il vento e la pioggia i vicoli d'Ortigia.
Parlava poco, portava una palandrana nera e lunga, e un cappello calato negli occhi.
Usciva a tarda sera a vendere i lupini, entrando e uscendo per le Cantine dove trovava chi facilmente comprava la sua merce.
Possiamo diri che Minicu era figlio del vento d'Ortigia, forse lui stesso vento quando bandezzava.
Ancora oggi, nelle fredde serate al Labirinto, quando il vento alza la polvere, puoi sentire una voce che faceva pensare... Minicu: 'U Lupp - i - naruuu !
per contattare questo blog: anteaspoesie@yahoo.it
PERSONAGGI SIRACUSANI
'U ZU' NATALI
Un tempu, nè tantu luntanu e mancu tantu vicinu, c'eranu i varchi, e quannu si senti diri: "'na vota c'eranu 'i varchi..." s'intenni chiddi ca dda' banchina dde' Posti jevunu 'o sbarcaderu S. Lucia, 'nta ddu paroli traghettavanu 'a genti ddà Burgata a Ortigia, oppuru 'o cuntrariu a secunna unni havunu agghiri.
Di tutti i varcaioli ca si vuscavanu 'a jurnata a forza di vrazza, i sarausani di 'na certa etati, ancora oggi ricordanu 'u zu' Natali.
"Soddi... soddi... soddi!" chistu era 'u sulu pinzeru ca 'u zu' Natali aveva 'stati e 'nvernu.
Eranu varchi sarausani, varchi vecchi a ddu pizzi, pusati supra 'u mari e ammuttatu da varcaioli cca faccia 'i sughiru, i vrazza manciati ddo' mari e i manu chini di caddi.
Tanti anni fa, quannu 'u zu' Natali cco' capeddu di pagghia 'nta testa ammuttava i passeggeri 'nta sti varchi ca partevanu carrichi cco' bordu radenti l'acqua.
Si parteva ccò ventu ddé pinzeri e riordi; durante il tragitto si puteva parrari, leggiri 'u giurnali, taliari i pisciteddi ca satavunu fuor'acqua; poi 'u zu' Natali lassava i rimi e dumannava il prezzo di ddu bigliettu mai esistito "soddi... soddi..
avanti soddi!" era chista 'a frase ddo' zu' Natali ca tutti riordunu.
'Nte sirati d'estati, dopu a musica 'a Marina, 'u zu Natali nun stava 'nte robbi. Centu, ducentu cristiani ca vulevanu 'ssiri purtati dda' banna e di varchi sulu dui. Certu ca tutti avevanu 'a partiri, e mentre si cercava d'imbarcari cchiù genti possibile, iddu chiama l'autri varchi luntani: "voga...vogaaa!".
Quannu si riorda Sarausa di anni fa, si ha nostalgia dde' varchi, macari se 'a cuncurrenza ill'autobus prima e dde' machini dopu, hanno decretato la loro fine.
Resta 'u riordu di 'sti marinara c'hanu traghettatu ppi anni e anni genti dda' Burgata a Ortigia e viceversa.
Resta 'u riordu di 'na passiata cca varca; resta 'nta l'aria 'na vuci canusciuta "soddi... soddi... soddi...avanti soddi" 'u zu' Narali, 'na vita dedicata a ddu pezzu di mari tra Ortigia e Burgata.
Armando Carruba
giovedì 26 febbraio 2009
LE GOLE DELL'ALCANTARA
Sicuramente un discorso a parte meritano le gole dell'Alcantara, famose in tutto il mondo per gli aspetti naturalistici unici e variegati. Non è certamente un ambiente consueto quello offerto dal fiume Alcantara, risultato delle erosioni e dalle massicce colate laviche che si sono succedute nel tempo. Lo spettacolo offerto dai colonnati basaltici (che si ipotizza si siano formati con il cedimento del terreno argilloso sotto il peso della lava) richiama ogni anno numerosissimi turisti.
AVOLA
Avola dista da Siracusa circa 20 km e sorge su una vasta pianura verdeggiante, che si protende dalle ultime propaggini degli Iblei sud-orientali al mare Jonio.
Fu fondata dopo che, a causa del catastrofico terremoto del 1693, gli abitanti dell'antica Avola scesero dal monte Aquilone, distante qualche km linea d'aria e si stabilirono nel fondo Mutubè antistante il mare.
La pianta esagonale del centro storico fu opera del gesuita licatese Angelo Italia, il quale si ispirò ai modelli ideali delle città fortezze.
In piazza Umberto I, dove si incrociano i due assi principali del tessuto urbano, sorge la Chiesa Madre, dedicata a San Nicolò di Mira e da qualche anno a San Sebastiano. Ricostruita nei primi decenni del settecento, dagli Aragona-Pignatelli, marchesi della città, la Chiesa Madre ospita uno Sposalizio della Vergine dipinto da Olivio Sozzi e la Madonna del Rosario di Sebastiano Conca, nonchè un pregevole organo di Donato del Piano. Il portone di bronzo, con otto pannelli raffiguranti altrettanti episodi evangelici, fu realizzato nel 1963 dallo scultore Francesco Patanè.
L'economia della città di Avola è agricola in virtù del fertile territorio circostante e della laboriosità degli abitanti. Il territorio circostante è coltivato ad agrumeti, mandorleti, ortaggi e vigneti. Molto conosciuti sono la mandorla Pizzuta, esportata in tutto il mondo e il vitigno del cosiddetto Nerello di Avola, dalla cui uva si ricava gran parte del buon vino rosso di Sicilia.
Pregiati e molto conosciuti sono i prodotti dolciari che ad Avola si confezionano con la mandorla Pizzuta, una mandorla definita di un "ovale perfetto". Basta ricordare i gelati, i torroni, i marunetti, il latte e il budino di mandorla, i mustazzola di vino cotto e miele. Prelibati sono anche alcuni piatti tipici avolesi come il rio con la mandorla, il tonno ai peperoni, la pasta maritata, le cotolette di sarde, i ravioli di ricotta e infine tutta una serie di 'mpanate e schiacciate con ingredienti vari.
Anche se la stagione ideale per soggiornare ad Avola è l'estate per la bellezza del mare e delle spiagge circostanti, durante tutto l'anno il visitatore trova una calda ospitalità particolarmente in occasione di alcuni appuntamenti festivi, folcloristici e culturali.
SERATA DANZANTE
martedì 24 febbraio 2009
MARCO CATAUDO
martedì 10 febbraio 2009
TEATRO
(cliccare sull'immagine per ingrandirla)
LA NUOVA SCENA di Siracusa con l'attenta regia di Dora Peluso e la preziosa collaborazione di Rosa Peluso, debutterà venerdi 13 al Teatro Odeon di Avola alle ore 20,45-
Previsti, come di consueto, spettacoli per le scuole; il lavoro si replicherà domenica 15 febbraio alle ore 16,45.
sabato 7 febbraio 2009
giovedì 5 febbraio 2009
martedì 3 febbraio 2009
SERATA POETICA-DANZANTE 30.1.2009
Serata poetica-danzante del 30 Gennaio 2009 presso il salone della chiesa S.Antonio della Pizzuta (SR).
Riprese video - Gino Cataudo
lunedì 2 febbraio 2009
IMMAGINI DELLA SERATA POETICA DEL 30 GENNAIO 2009
Iscriviti a:
Post (Atom)