venerdì 23 ottobre 2009

LA FESTA DEI MORTI


Tra le cose che rimpiango della mia fanciulezza, c è LA FESTA DEI MORTI, un'usanza gentilissima che si viveva solo in Sicilia, dove nella tristezza del giorno che commemora i nostri cari defunti, solo i bimbi sorridevano e lo scoppiettio delle loro pistole faceva da compenso a quel malinconico silenzio di chi pensava a chi non era più tra noi.
Che ansia per noi ragazzini la sera del primo novembre! Si preparava un cesto grande, quello in cui la mamma metteva la biancheria da stirare; ed il cesto seppur grande, era piccolo per la nostra avidità.
Ad alta voce esprimevamo i nostri desideri: Voglio che i morti mi portano la pistola a capsi con scolpita la testa dell'indiano, come quella vista sui carrettini a piazza Pancali! Mio fratello, che era più grande, desiderava ardentemente il fucile a piumini, che negli anni cinquanta era in vendita libera.
I nostri genitori ascoltavano i nostri discorsi e si scambiavano occhiate che a noi sfuggivano.
Per farci dormire o comunque farci stare buoni a letto, mio padre raccontava storie da far rizzare i capelli ad un tignuso! (calvo)
Cosa curiosa, invece di stare svegli come ci eravamo ripromessi di fare, finivamo per cadere in un sonno pesantissimo, ed eravamo svegliati dagli scoppiettii delle pistole a capsi e fulminanti dei ragazzini del vicinato.
Allora lanciando urla feline, ci precipitavamo in camera da pranzo, che fungeva pure da salotto, e meraviglia delle meraviglie, i morti ci avevano portato tutto quello che noi per tanto tempo avevamo desiderato, eccetto il fucile a piumini di mio fratello, perchè avevano lasciato scritto era troppo pericoloso.
Eravamo così felici dei nostri giocattoli che li portavamo al cimitero; e lì ci riunivamo sulla collinetta a giocare agli indiani.
Il 2 novembre era una giornata da Far West in tutta Siracusa: ai Villini, ai vicoli Zuara e Giuliana, in Ortigia, alla Borgata etc.
Poi il 3 novembre tutti a scuola in via G.B. Perasso, ed una volta in classe la domanda spontanea e più frequente sulle labbra dei ragazzini era: Chi ti lassaru i morti? (cosa t'hanno lasciato i morti?) perchè i morti si distinguevano in ricchi e poveri in base ai regali che facevano.
La maestra ci ripeteva dieci, cento, mille volte che non era LA FESTA DEI MORTI ma LA COMMEMORAZIONE DEI DEFUNTI, povera maestra, non essendo siciliana, non poteva capire quest'usanza. Quando un compagno di giochi più grande di me, mi disse chi in realtà fossero i morti che facevano regali ai bambini ci rimasi male.
E' passato tanto tempo, i bambini sono cambiati, non giocano più in strada come una volta, chiusi come sono nelle case in condominio ed in quartieri dormitoio con gli occhi fissi sul computer o al televisore.
Non so se questa meravigliosa favola dei morti siciliani resiste ancora, anche se sarà inevitabile che su questa usanza il tempo scriverà la parola fine.
(da I RAGAZZI DEL MOLO S. ANTONIO di Armando Carruba)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

ciao Armando
mi fa piacere trovarti qui,a dedicarti di nuovo al tuo blog.
Parli della festa dei morti,come sai mi hanno portata via dalla sicilia che ero ancora molto piccola,ma ricordo una sola festa dei morti,ricordo una bambolina di stoffa,e una chitarrina di colore azzurro,ricodo che prima siamo andati a cimitero e poi a casa a festeggiare,che sembra davvero un controsenso,ma prima usava così. Per fortuna ci sono quelli come te,a ricordare,e tramandare queste tradizioni.Noi avevamo poco,ma allora per noi era molto.
un bacio a Bianca e i ragazzi.Ciaoooooo Armando riguardati. Mariù

Anonimo ha detto...

Caro Armando il tuo ricordo, così perfetto nella decrizione, mi ha commossa, mi sono ritrovata nelle tue parole.
Oggi ragazzi hanno Hallowen, peccato, ma intanto credo sia importante scrivere queste testimonianze come tu fai.
In bocca al lupop per la tua salute. claudia